Cyber Resilienza: nasce Just4Cyber a sostegno di imprese e PA

Cyber Resilienza: nasce Just4Cyber a sostegno di imprese e PA

La Cyber Resilienza rappresenta un elemento cardine nella protezione delle infrastrutture digitali e nella gestione delle sfide poste dalla crescente digitalizzazione della società moderna. Tale resilienza si manifesta nella capacità di un’organizzazione di prevenire, resistere e rispondere efficacemente a incidenti cibernetici, salvaguardando la continuità operativa e la protezione dei dati sensibili.

In questo contesto, si inserisce la creazione di Just4Cyber, l’Istituto europeo per il Diritto Computazionale e la Cyber Resilienza.

L’Associazione nasce con l’intento di rispondere all’esigenza, sempre più incalzante, di un supporto giuridico e tecnico per imprese e pubbliche amministrazioni, impegnandosi a promuovere l’integrazione delle regole giuridiche nei processi di sviluppo tecnologico e all’interno dei prodotti digitali, assicurando conformità normativa e protezione by design.

L’istituzione di Just4Cyber avviene in un momento storico caratterizzato dall’evoluzione normativa nel campo della cybersicurezza, che richiede un approccio interdisciplinare per affrontare le complesse sfide legislative e tecnologiche. In qualità di hub legale di ricerca e formazione, l’Istituto si propone di coniugare l’expertise accademica e professionale con l’obiettivo di diffondere una cultura della Cyber Resilienza all’interno delle organizzazioni, consolidando la sicurezza informatica come fondamento per la tutela del Sistema Paese e del Mercato Unico Europeo.

Siamo davvero lieti e onorati di mettere a disposizione le competenze dei Professionisti dello Studio per il perseguimento delle finalità e della mission di questo importante hub legale, contribuendo attivamente alla promozione della sicurezza informatica “nel” prodotto digitale.

Cyber Resilienza: La mission e gli obiettivi di Just4Cyber

La mission di Just4Cyber è radicata nella promozione di una cultura della Cyber Resilienza che pervada ogni fase del ciclo di vita dei prodotti e delle soluzioni digitali. L’Istituto si pone l’obiettivo di assistere le imprese e le pubbliche amministrazioni nella costruzione di un ecosistema digitale sicuro, fondato su principi di conformità normativa e sicurezza by design.

Questa missione si traduce nella diffusione e nell’applicazione di un diritto computazionale che armonizzi le regole giuridiche con le tecnologie emergenti, consentendo la creazione di prodotti digitali progettati per essere resilienti e protetti fin dalle prime fasi dello sviluppo.

Gli obiettivi di Just4Cyber si concentrano sull’integrazione della sicurezza informatica nelle strategie operative e nei processi aziendali, promuovendo un approccio proattivo alla gestione del rischio cibernetico. Tale approccio si fonda sul principio che la Cyber Resilienza debba essere intrinseca e non un elemento aggiunto in un secondo momento.

Con questa visione, l’Associazione supporta le organizzazioni nell’interpretazione e nell’applicazione delle normative più recenti, come la Direttiva NIS 2, il Regolamento DORA e il Cyber Resilience Act, attraverso la creazione di pratiche legali e tecniche che garantiscano la conformità anticipata e il rispetto degli standard più rigorosi.

Just4Cyber persegue la sua mission attraverso un lavoro sinergico e interdisciplinare, coinvolgendo esperti del diritto, accademici e professionisti del settore tecnologico. La capacità dell’Associazione di unire queste competenze consente di offrire un contributo unico e fondamentale alla costruzione di un ambiente digitale sicuro e conforme alle normative, capace di rispondere alle sfide di un panorama tecnologico in costante evoluzione.

Il ruolo del Diritto Computazionale nella Cyber Resilienza

Il diritto computazionale si configura come una disciplina innovativa che unisce la scienza giuridica alle tecnologie informatiche, con l’obiettivo di tradurre le norme legali direttamente nel linguaggio del software. In un’epoca in cui la Cyber Resilienza è diventata imprescindibile per la sicurezza delle infrastrutture digitali, il diritto computazionale rappresenta uno strumento cardine per garantire che la conformità normativa sia integrata sin dalle prime fasi di sviluppo tecnologico.

Questo approccio consente di creare prodotti e servizi digitali che non solo rispondano alle esigenze di mercato, ma siano anche conformi alle normative vigenti in materia di cybersicurezza.

Incorporando le regole giuridiche nel codice, le organizzazioni possono sviluppare soluzioni che rispettino i più elevati standard di sicurezza e siano in grado di resistere e rispondere efficacemente agli incidenti informatici. La Cyber Resilienza non si limita quindi alla reazione alle minacce, ma diventa parte integrante dell’architettura e del design del prodotto stesso.

L’importanza del diritto computazionale risiede nella sua capacità di rendere le leggi comprensibili e applicabili nel contesto tecnologico, favorendo una collaborazione tra giuristi e sviluppatori che sia funzionale alla realizzazione di infrastrutture digitali sicure.

Just4Cyber si pone dunque l’obiettivo di diffondere e applicare i principi del diritto computazionale, favorendo un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte per affrontare in modo efficace le sfide normative e tecnologiche. Solo attraverso un tale approccio è possibile garantire una Cyber Resilienza sostenibile e duratura, capace di adattarsi e rispondere alle evoluzioni del panorama legislativo e tecnologico.

La Cyber Resilienza nel diritto vigente: Il Cyber Resilience Act

L’introduzione del Cyber Resilience Act segna un punto di svolta nel panorama normativo europeo, con l’obiettivo di rafforzare la Cyber Resilienza di prodotti e servizi digitali. Questa normativa è stata concepita per rispondere alla crescente necessità di protezione e sicurezza nelle infrastrutture critiche e nei dispositivi connessi, imponendo requisiti rigorosi per la progettazione, lo sviluppo e l’immissione sul mercato di prodotti con elementi digitali.

Il Cyber Resilience Act stabilisce criteri specifici che devono essere rispettati affinché i prodotti digitali possano essere considerati conformi alle normative di sicurezza. Questi requisiti includono la capacità di resistere a minacce informatiche, la predisposizione a un aggiornamento continuo e l’integrazione della sicurezza fin dalle prime fasi di progettazione.

Il Regolamento non solo impone nuove responsabilità ai produttori, ma mira anche a garantire che la sicurezza informatica sia un aspetto fondamentale del ciclo di vita del prodotto, promuovendo una Cyber Resilienza sostenibile e in linea con le migliori pratiche del settore.

Just4Cyber si colloca in questo scenario come un punto di riferimento per imprese e pubbliche amministrazioni, offrendo supporto giuridico per l’implementazione dei requisiti previsti dal Cyber Resilience Act.

Le normative chiave in materia di Cyber Resilienza e cybersicurezza

Il panorama normativo europeo ha visto un’evoluzione significativa con l’introduzione di nuove disposizioni legislative volte a rafforzare la Cyber Resilienza e a garantire la sicurezza informatica delle infrastrutture critiche e dei servizi essenziali. Tra queste, spiccano il Decreto Legislativo 138/2024, che recepisce la Direttiva NIS 2, e il Decreto Legislativo 134/2024 di recepimento della Direttiva CER.

Nel contesto delle pubbliche amministrazioni spicca la Legge 90/2024, che introduce ulteriori obblighi per P.A. e imprese private.

Nello specifico, la Direttiva NIS 2 ha ampliato il campo di applicazione e imponendo standard più rigorosi per la gestione della sicurezza informatica. La normativa prevede un quadro di obblighi che mira a rafforzare la protezione delle reti e dei sistemi informativi, richiedendo agli operatori di settori critici di adottare misure di sicurezza e di notificare tempestivamente eventuali incidenti. L’obiettivo è quello di far sì che le organizzazioni prevengano, mitighino e rispondano efficacemente alle minacce informatiche.

La Legge 90/2024, invece, introduce specifici requisiti per le pubbliche amministrazioni, delineando obblighi di notifica e interventi per garantire un livello elevato di protezione cibernetica.

Just4Cyber nasce come hub legale per il diritto computazionale e la sicurezza informatica, proponendosi di guidare enti pubblici e privati nell’adeguamento alle normative sopra citate, offrendo assistenza e supporto per sviluppare strategie di compliance che siano efficaci e sostenibili.

L’Istituto promuove l’adozione di pratiche legali e tecniche avanzate, assicurando che la Cyber Resilienza sia al centro delle politiche di gestione del rischio e della progettazione dei sistemi digitali.

Il metodo di lavoro di Just4Cyber per promuovere la Cyber Resilienza

Just4Cyber adotta un metodo di lavoro strutturato e interdisciplinare per promuovere la Cyber Resilienza in tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti digitali e delle infrastrutture tecnologiche. L’Istituto combina un’approfondita conoscenza giuridica con competenze tecniche avanzate per supportare le organizzazioni nell’implementazione di misure di sicurezza informatica e nella conformità alle normative di settore.

Uno degli elementi distintivi del metodo di Just4Cyber è l’approccio formativo. L’Istituto organizza seminari, corsi e workshop per sensibilizzare imprese e pubbliche amministrazioni sull’importanza della Cyber Resilienza e del diritto computazionale. La formazione è mirata a fornire strumenti pratici e teorici che permettano ai partecipanti di comprendere e applicare efficacemente le normative europee, come la Direttiva NIS 2 e il Regolamento DORA, nei loro processi operativi.

L’affiancamento operativo è un altro pilastro del nostro metodo. Just4Cyber fornisce assistenza continua alle organizzazioni, guidandole nell’analisi e nella gestione dei rischi cibernetici e nell’implementazione di strategie di sicurezza by design. L’Istituto offre anche servizi di algorithm auditing, un’attività essenziale per verificare la conformità legale degli algoritmi utilizzati nei processi aziendali e per assicurare che i sistemi siano progettati in modo trasparente e sicuro.

Grazie alla collaborazione con un network di docenti universitari, esperti di diritto delle nuove tecnologie e professionisti IT, Just4Cyber garantisce un approccio multidisciplinare che unisce la teoria alla pratica. Questo permette di offrire soluzioni innovative e personalizzate, capaci di rispondere alle specifiche esigenze di ogni organizzazione e di garantire una Cyber Resilienza sostenibile e duratura.

L’obiettivo finale è quello di creare un ecosistema digitale sicuro e conforme, dove la protezione dei dati e la sicurezza informatica siano integrate fin dalla fase progettuale.

Diventare partner di Just4Cyber per migliorare la Cyber Resilienza

Just4Cyber offre la possibilità di stabilire collaborazioni strategiche con enti pubblici, aziende private, università e centri di ricerca, al fine di promuovere la Cyber Resilienza in tutto il panorama europeo.
Diventare partner di Just4Cyber significa entrare a far parte di un network di eccellenza che lavora per sviluppare e diffondere buone pratiche in materia di sicurezza informatica e conformità normativa.

Queste collaborazioni sono pensate per offrire supporto nell’implementazione delle normative europee più recenti, come la Direttiva NIS 2, il Regolamento DORA e il Cyber Resilience Act, favorendo la condivisione di competenze e risorse per affrontare le sfide legate alla cybersicurezza.

Un aspetto distintivo di Just4Cyber è l’apertura verso i docenti universitari e i professionisti del mondo accademico che desiderano partecipare al Comitato Scientifico dell’Istituto. Questa opportunità permette di contribuire attivamente alla ricerca, allo sviluppo di nuove strategie legali e tecniche e alla promozione di un quadro giuridico e tecnologico che sia in linea con le esigenze del contesto contemporaneo. I membri del Comitato Scientifico sono coinvolti nella pianificazione di eventi, convegni e iniziative di formazione, assumendo un ruolo cruciale nella diffusione della cultura del diritto computazionale e della Cyber Resilienza.

Le partnership con Just4Cyber sono pensate per creare sinergie tra il mondo accademico, il settore pubblico e quello privato, garantendo un approccio integrato e multidisciplinare alle questioni di sicurezza informatica. Gli enti e le organizzazioni che scelgono di collaborare con l’Istituto beneficiano di un’assistenza qualificata e di un accesso diretto a competenze specialistiche, contribuendo alla costruzione di un ambiente digitale sicuro e conforme agli standard europei.

Diritto computazionale e assistenza in cybersecurity con JUST4CYBER.

JUST4CYBER per la promozione del diritto europeo e della sicurezza informatica

Just4Cyber come pilastro per la Cyber Resilienza di domani

Just4Cyber promuove la cultura del diritto computazionale e della cyber resilienza. La visione dell’Associazione è quella di integrare sicurezza informatica e computational law in modo organico e sostenibile, fornendo alle imprese e alle pubbliche amministrazioni gli strumenti necessari per affrontare le sfide della digitalizzazione in modo consapevole e sicuro.

L’approccio di Just4Cyber, basato su un metodo interdisciplinare e una collaborazione attiva con accademici, giuristi ed esperti informatici, assicura che le soluzioni offerte siano sempre allineate alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

La crescente complessità delle normative europee, come la Direttiva NIS 2, il Cyber Resilience Act e il Regolamento DORA, richiede un supporto qualificato e aggiornato che Just4Cyber è in grado di fornire.
L’Istituto non solo assiste nella conformità legale e nella progettazione sicura dei prodotti, ma si impegna a diffondere la cultura della Cyber Resilienza attraverso attività di formazione e ricerca.

I professionisti dello Studio Legale D’Agostino sono lieti e onorati di mettere a disposizione le proprie competenze per il perseguimento delle finalità e della mission di questo importante hub legale, contribuendo attivamente alla promozione della sicurezza informatica “nel” prodotto digitale.

 

Assistenza legale e diritto computazionale per la sicurezza informatica con JUST4CYBER

JUST4CYBER supporta la conformità normativa e l’algorithm auditing per la cyber resilienza.

Piano di equity efficace per start-up: la parola al legale

Piano di equity efficace per start-up: la parola al legale

Nell’ambito delle start-up, il piano di equity si presenta come un istituto giuridico di grande rilevanza, volto a disciplinare la distribuzione del capitale aziendale tra fondatori, dipendenti e investitori. La questione giuridica che si pone è complessa: come predisporre un piano di equity che sia conforme alle normative vigenti, rispondente alle esigenze economiche dell’impresa e, al contempo, rispettoso dei diritti delle parti coinvolte?

L’elaborazione di tale piano richiede un’attenta valutazione dei principi di diritto societario, unitamente alla necessità di garantire un equilibrio tra la tutela dell’interesse dell’impresa e le aspettative di chi partecipa alla vita societaria.

La struttura di un piano di equity deve tenere conto di clausole che regolano elementi come i periodi di maturazione (vesting), le modalità di esercizio delle opzioni, e le restrizioni sui trasferimenti di azioni. La ratio legis dietro queste disposizioni è chiara: da un lato, incentivare la partecipazione attiva di dipendenti e collaboratori alla crescita dell’impresa, dall’altro, evitare una diluizione del controllo societario che potrebbe compromettere la stabilità aziendale. La sfida giuridica consiste nell’armonizzare tali clausole con le previsioni normative, sia nazionali che internazionali, e con le politiche di governance interna della start-up.

Predisporre un piano di equity richiede dunque non solo una conoscenza tecnica delle norme di riferimento, ma anche la capacità di prevedere e risolvere potenziali conflitti giuridici che potrebbero sorgere tra le parti.
La definizione di tali clausole implica un’analisi dettagliata degli interessi contrattuali e dei limiti imposti dalla disciplina giuridica in materia di diritto societario e contrattualistica aziendale.

Un cenno, infine, deve essere fatto al ruolo del consulente legale, la cui presenza assicura che il piano di equity sia non solo conforme, ma anche strategicamente solido e giuridicamente inattaccabile.

Piano di equity: una risorsa per attrarre talenti e incentivare la crescita

Il piano di equity si configura come uno strumento strategico volto a incentivare l’impegno e la fidelizzazione di dipendenti e collaboratori chiave nelle start-up. Dal punto di vista giuridico, tale piano si inserisce in un quadro contrattuale complesso, in cui l’equilibrio tra gli interessi dell’azienda e quelli dei beneficiari deve essere calibrato con attenzione.

La distribuzione delle partecipazioni azionarie attraverso il piano di equity è spesso vincolata da clausole che disciplinano i diritti e gli obblighi dei soggetti coinvolti. Queste clausole devono rispettare i principi della disciplina societaria, mantenendo un legame stretto con le esigenze operative e gli obiettivi di crescita dell’impresa.

L’efficacia di un piano di equity dipende non solo dalla sua capacità di attrarre e trattenere talenti, ma anche dalla chiarezza con cui le condizioni contrattuali sono definite. Clausole relative al vesting, alle modalità di esercizio delle opzioni e alle restrizioni sui trasferimenti di azioni servono a tutelare sia l’impresa, che può garantire la continuità dell’attività, sia i collaboratori, che vedono il loro impegno valorizzato. La sfida principale è quella di elaborare un piano di equity che, pur incentivando la partecipazione, eviti una diluizione eccessiva del capitale sociale e delle prerogative di controllo dei fondatori.

Il contributo di un piano di equity alla stabilità e alla crescita aziendale non è meramente economico, ma comporta implicazioni giuridiche rilevanti. Le clausole che definiscono le modalità di attribuzione e maturazione delle azioni devono essere conformi alle normative vigenti, al fine di evitare contestazioni che potrebbero compromettere la validità degli accordi.

L’implementazione di un piano di equity solido richiede quindi una profonda conoscenza della contrattualistica e delle implicazioni legali connesse. Rivolgersi a un consulente legale specializzato permette di affrontare con competenza queste sfide, senza che l’impresa debba sacrificare i propri obiettivi strategici e di governance.

Piano di equity e struttura societaria: Srl o Srls

La predisposizione di un piano di equity non può prescindere da una corretta strutturazione societaria, che rappresenta il presupposto giuridico fondamentale per l’implementazione del piano stesso.
Come approfondito in un precedente articolo, la scelta della forma societaria è un atto di rilevanza strategica per la start-up, in quanto influisce sulla possibilità di emettere partecipazioni azionarie e definire le modalità di assegnazione di equity a dipendenti e investitori. Le società di capitali, come le società a responsabilità limitata (S.r.l.) o società a responsabilità limitata semplificata (S.r.l.s.), offrono una maggiore flessibilità per l’implementazione di un piano di equity rispetto ad altre forme giuridiche.

Tale piano deve essere redatto tenendo conto delle peculiarità della struttura societaria, sia in termini di capitale sociale che di governance interna. Le clausole contrattuali relative alla distribuzione di quote o opzioni devono armonizzarsi con lo statuto della società e con eventuali accordi parasociali tra i soci. Tali clausole devono prevedere meccanismi chiari di gestione, come il c.d. vesting period, che definisce il periodo minimo di permanenza per l’acquisizione del diritto sulle quote, e il cliff period, che consente un primo periodo di maturazione accelerata delle quote.

La corretta strutturazione di un piano di equity impone, inoltre, una valutazione approfondita delle conseguenze fiscali e regolamentari connesse. Ad esempio, l’emissione di stock options o la concessione di equity a dipendenti può comportare l’applicazione di specifiche normative in materia di tassazione e di diritti dei lavoratori.
Un piano di equity efficace, in sostanza, si costruisce su una base societaria solida e conforme alle esigenze imprenditoriali.

L’intervento di un legale specializzato assicura che tanto la struttura societaria quanto il piano di equity siano coerenti e rispettino i vincoli giuridici e regolamentari applicabili, offrendo all’impresa un quadro chiaro per attrarre investitori e incentivare risorse strategiche.

Elementi chiave di un piano di equity

La creazione di un piano di equity per una start-up richiede una meticolosa attenzione agli elementi contrattuali e regolamentari che ne costituiscono la struttura portante. Tra questi, le clausole di vesting rappresentano un aspetto essenziale, poiché definiscono il periodo di maturazione delle azioni assegnate ai dipendenti o collaboratori.
Il vesting, articolato spesso su un arco temporale pluriennale, serve a incentivare la permanenza del personale con funzioni essenziali nello sviluppo del Progetto, legando l’acquisizione effettiva delle azioni/quote al raggiungimento di determinati obiettivi o a una permanenza minima nella start-up.

Questo meccanismo garantisce che i beneficiari siano legati a lungo termine al successo dell’impresa.

Le modalità di esercizio delle opzioni e le restrizioni sulla trasferibilità delle azioni/quote costituiscono un altro pilastro fondamentale del piano di equity. Le opzioni di acquisto devono essere disciplinate con chiarezza, specificando il prezzo di esercizio, le condizioni di esercizio e le tempistiche entro cui le opzioni possono essere esercitate. Queste clausole non solo proteggono l’azienda da cessioni non autorizzate, ma permettono anche di mantenere il controllo sulla distribuzione dell’equity.

Un ulteriore aspetto da considerare nel contesto di un piano di equity è la gestione delle partecipazioni in caso di uscita anticipata del dipendente o di vendita dell’azienda. Clausole come il diritto di riacquisto da parte della società o la presenza di tag-along e drag-along rights permettono di gestire in modo equo ed efficiente le partecipazioni dei soci di minoranza in scenari di cambiamento societario.

Infine, un piano di equity ben progettato deve includere un’attenta considerazione dei diritti di voto associati alle azioni. È possibile strutturare il piano in modo da limitare o escludere i diritti di voto dei beneficiari fino a un certo punto del vesting, mantenendo così la governance nelle mani dei fondatori o degli amministratori. Questi elementi contrattuali, se delineati con rigore e conformità alle norme giuridiche, rendono il piano di equity non solo uno strumento di incentivazione efficace, ma anche una tutela legale per l’impresa e per la stabilità delle relazioni interne.

Piano di equity: contratto e documentazione

La redazione di un piano di equity comporta l’uso di una serie di documenti legali che disciplinano i rapporti tra la start-up e i destinatari delle quote/azioni. Questi contratti, spesso complessi, devono essere strutturati in modo da prevenire contestazioni future e tutelare gli interessi dell’impresa.

Tra i documenti fondamentali, i contratti di opzione sono particolarmente rilevanti, in quanto specificano i termini e le condizioni per l’esercizio delle stock options, indicando chiaramente il prezzo di esercizio, le modalità di acquisizione e le condizioni di scadenza. È essenziale che tali contratti siano redatti con precisione per garantire che le clausole di vesting siano applicabili in conformità alle normative societarie.

Un altro documento di primaria importanza è l’accordo di sottoscrizione delle azioni o quote, attraverso il quale si formalizza l’acquisto delle azioni da parte dei beneficiari. Questo contratto deve includere disposizioni che riguardano la gestione delle quote, le eventuali restrizioni sulla loro cessione e le conseguenze in caso di cessazione del rapporto di lavoro. L’inclusione di clausole che regolano il diritto di prelazione, il diritto di riacquisto e il divieto di trasferimento delle azioni a terzi senza il consenso della società rappresenta una tutela fondamentale per l’azienda, evitando situazioni che potrebbero destabilizzare la struttura proprietaria.

La documentazione legale di un piano di equity deve inoltre contemplare lettere di offerta e accordi integrativi che definiscono chiaramente i termini e le condizioni sotto cui vengono offerte le opzioni o le azioni. Questi accordi devono specificare i diritti e gli obblighi delle parti, regolando in dettaglio gli aspetti relativi al vesting, al prezzo di esercizio e alle modalità di uscita.

Da questa prospettiva, la consulenza di un avvocato esperto nella redazione e revisione della documentazione consente di garantire che il piano di equity sia adeguato alle esigenze operative della start-up e conforme alle normative vigenti.

Piano di equity e compliance normativa

L’implementazione di un piano di equity non può prescindere da un’analisi rigorosa della compliance normativa, sia in ambito nazionale che internazionale. La conformità alle leggi è un aspetto imprescindibile per evitare problematiche legali e sanzioni che potrebbero compromettere l’intero assetto societario.
Ogni piano di equity deve essere redatto tenendo in considerazione le implicazioni economiche e tributarie derivanti dall’assegnazione di stock options o partecipazioni. La mancata aderenza a tali obblighi può generare contenziosi complessi e influire negativamente sulla reputazione della start-up.

Un piano di equity ben strutturato deve altresì prevedere la gestione delle potenziali controversie interne ed esterne. La presenza di clausole che regolano il foro competente e le modalità di risoluzione delle dispute è fondamentale per evitare conflitti giuridici prolungati.

L’esperienza dimostra che una chiara indicazione del diritto applicabile e della giurisdizione competente previene incertezza e controversie interpretative. In quest’ottica, la redazione di clausole chiare e trasparenti, integrate nei contratti di equity, rafforza la posizione legale della start-up e contribuisce alla protezione dei diritti delle parti coinvolte.

L’intervento di un consulente legale può risultare determinante per la corretta implementazione di un piano di equity conforme e strategicamente efficace, riducendo rischi e garantendo la solidità giuridica dell’operazione.
Opportunità e rischi di un piano di equity per start-up.

Un piano di equity rappresenta un ponte tra l’ambizione imprenditoriale e la realizzazione pratica del progetto aziendale, poiché consente di attrarre risorse umane e capitali strategici senza incorrere in oneri immediati. Tra i vantaggi principali, si annovera la capacità di trasformare i dipendenti in veri e propri stakeholder, il che incentiva un coinvolgimento profondo e un allineamento con gli obiettivi di lungo termine della start-up.
La partecipazione al capitale sociale, sancita da un piano di equity, può infatti rafforzare la coesione del team e creare un senso di appartenenza che va oltre il semplice rapporto di lavoro.

Tuttavia, i piani di equity non sono privi di insidie. Uno dei principali rischi riguarda la possibile diluizione del capitale, che potrebbe erodere il controllo decisionale detenuto dai fondatori. Questa eventualità pone la necessità di clausole ben studiate che limitino gli effetti della diluizione, come l’emissione controllata di azioni o la protezione dei diritti di voto.

Un’altra criticità è legata alla complessità delle condizioni contrattuali, che se non adeguatamente formulate, possono creare tensioni o controversie legali tra l’azienda e i collaboratori.
Infine, un piano di equity deve essere inserito in un contesto normativo chiaro, che contempli le implicazioni fiscali e legali associate alla distribuzione delle quote. Gestire con attenzione questi aspetti riduce il rischio di dispute e garantisce che l’incentivazione tramite equity resti uno strumento efficace e sicuro per la crescita aziendale.

Un’analisi ponderata e una consulenza adeguata sono essenziali per far sì che il piano di equity sia un pilastro solido su cui la start-up può costruire il proprio futuro.

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Consulenza su piano di equity per start-up e Srl, con focus su vesting e stock options. Studio legale D’Agostino a Roma.

Casi pratici: lezioni dalle start-up di successo

L’analisi di casi pratici è fondamentale per comprendere come un piano di equity ben congegnato possa influenzare positivamente la traiettoria di una start-up. Numerose imprese di successo hanno dimostrato come l’implementazione strategica di piani di equity possa attrarre e mantenere talenti, consolidare il team e facilitare l’interesse di investitori chiave.

Start-up tecnologiche di rilievo hanno utilizzato piani di equity con clausole innovative, quali il vesting accelerato legato a specifici obiettivi aziendali, creando un chiaro legame tra la performance collettiva e la valorizzazione del capitale. Tali strategie hanno permesso alle aziende di costruire un ecosistema favorevole alla crescita sostenibile.

Altre start-up hanno integrato clausole specifiche, come i diritti di tag-along e drag-along, per garantire una gestione efficiente in caso di acquisizioni o cessioni. Questi meccanismi giuridici hanno preservato l’unità della compagine societaria, evitando dissapori tra soci di maggioranza e di minoranza e assicurando una governance coerente con gli obiettivi strategici dell’azienda.
Non mancano, però, esempi di piani di equity mal strutturati, dove l’assenza di una pianificazione giuridica dettagliata ha portato a contenziosi complessi, minando la stabilità aziendale e la fiducia degli investitori.

L’approccio del nostro Studio alla strutturazione dei piani di equity si ispira a queste esperienze di successo, valutando le migliori pratiche e le soluzioni che hanno dimostrato di apportare valore e stabilità. Ogni piano viene costruito con un’attenzione rigorosa ai dettagli e alle specificità normative, garantendo che l’incentivazione tramite equity diventi un punto di forza per la start-up e non una fonte di rischio.

Il ruolo dell’avvocato nella strutturazione di un piano di equity

Nella complessa dinamica giuridica e societaria che caratterizza la creazione di un piano di equity per una start-up, il ruolo dell’avvocato emerge come elemento di rilievo per la coesione e l’efficacia del progetto.
La consulenza legale non si limita alla redazione di documenti contrattuali, ma si estende all’analisi e alla pianificazione strategica che anticipano potenziali conflitti e problematiche normative. Il piano di equity, infatti, è spesso oggetto di intrecci tra diritto societario, fiscale e del lavoro, elementi che richiedono un’approfondita conoscenza per evitare che le clausole inserite possano generare ambiguità interpretative o contenziosi futuri.

L’avvocato, operando in una dimensione di sintesi tra le esigenze economico-gestionali e il rispetto delle norme, assicura che il piano di equity sia conforme agli accordi esistenti tra i soci e integrato con lo statuto sociale. Questa coerenza è fondamentale per preservare l’armonia contrattuale e prevenire sovrapposizioni normative o lacune che potrebbero minare la validità delle disposizioni adottate.

La predisposizione di clausole come quelle relative al vesting, al diritto di prelazione e alle modalità di esercizio delle opzioni rappresenta un’operazione di ingegneria giuridica che deve essere svolta con rigore, tenendo conto delle peculiarità della start-up e della sua struttura societaria.
Il ruolo del legale si colloca in un equilibrio tra il garantire che il piano di equity sia un incentivo efficace e la necessità di salvaguardare la stabilità giuridica e la governance dell’impresa. Questa prospettiva permette di concepire tale piano non solo come un documento contrattuale, ma come un asset strategico integrato nella visione a lungo termine della start-up.

Conclusioni: il piano di equity come elemento strategico per le start-up

Il piano di equity rappresenta uno strumento fondamentale per sostenere la crescita e la competitività di una start-up. L’adozione di un piano ben strutturato consente di attrarre talenti qualificati e mantenere un team motivato, creando un legame diretto tra l’impegno dei collaboratori e il successo dell’impresa.
Tuttavia, la progettazione di un piano di equity efficace richiede un equilibrio tra incentivazione e tutela della governance aziendale, attraverso clausole ben definite che disciplinino il vesting, i diritti di prelazione e la gestione delle opzioni.

Le esperienze delle start-up di successo hanno dimostrato che l’integrazione di un piano di equity ben pianificato può fare la differenza nella crescita sostenibile e nella capacità di attrarre investitori.
Un accenno finale va fatto alla rilevanza di una consulenza legale esperta nella creazione di piani che siano non solo conformi, ma anche adatti a sostenere le ambizioni di lungo termine della start-up. Solo attraverso un approccio giuridico accurato è possibile garantire che il piano di equity diventi un elemento strategico e sicuro per l’impresa.

Per ulteriori informazioni o per un primo confronto contattaci, senza impegno.

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Decreto NIS 2: definizione e glossario essenziale della cyber security. Dal D. Lgs. 138/2024 al Perimetro di Sicurezza

Decreto NIS 2: definizione e glossario essenziale della cyber security. Dal D. Lgs. 138/2024 al Perimetro di Sicurezza

Il Decreto NIS 2 è un testo complesso, che pone in capo agli operatori numerosi adempimenti e scadenze, di cui abbiamo già trattato in un precedente contributo. L’obiettivo di questo articolo è offrire un approfondimento ragionato sulle principali definizioni utilizzate nel lessico della cyber security, con riferimento a una serie di normative fondamentali che regolano la sicurezza informatica in Italia e nell’Unione Europea. Tra queste, oltre al D. Lgs. 138/2024 (di seguito, Decreto NIS 2) anche la Direttiva NIS 2, il Regolamento (UE) 2019/881 sulla certificazione di sicurezza informatica e la normativa italiana sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica.

Le definizioni proposte in questo glossario non sono versioni ufficiali, ma rappresentano un’interpretazione ragionata delle disposizioni legislative per facilitare la comprensione di concetti fondamentali, quali catena di approvvigionamento, gestione del rischio, misure di sicurezza e altri termini rilevanti in materia di cyber security. Queste nozioni, ricavati dalle diverse normative, sono rielaborate in modo da offrire una visione sintetica e chiara, tuttavia, la loro consultazione non può sostituire la lettura integrale delle norme o il parere di un esperto legale.

Glossario delle definizioni del Decreto NIS 2 e della Cyber Security

Nel glossario sono illustrate le principali definizioni rilevanti nel quadro regolamentare della cyber security: dal Decreto NIS 2 alle altre normative di riferimento. Le terminologie qui riportate rappresentano concetti chiave nell’ambito della sicurezza informatica, volti a descrivere le misure, i soggetti e i processi che contribuiscono alla protezione e alla gestione della resilienza delle reti e dei sistemi informativi, con l’obiettivo di agevolare la delicata attività di compliance normativa. Il glossario non ha pretese di esaustività, e non include alcuni importanti normative settoriali (es. la Legge 90/2024, e altre discipline di settore).

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Agenzia per la cybersicurezza nazionale:  è l’Agenzia designata per la cybersicurezza nazionale, responsabile della sicurezza informatica dello Stato italiano, con funzioni di coordinamento e supervisione in materia di cybersicurezza, come stabilito all’articolo 5, comma 1, del decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82.

Analisi del rischio: definita, per l’applicazione della normativa sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, nel DPCM 30 luglio 2020, n. 131 e nel D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, è il processo che consente di identificare i fattori di rischio di un incidente, valutandone la probabilità e l’impatto sulla continuità, sicurezza ed efficacia di una funzione essenziale o di un servizio, per implementare le misure di sicurezza appropriate.

Approccio multi-rischio: secondo il Decreto NIS 2, è l’approccio alla gestione dei rischi che considera minacce di varia natura ai sistemi informativi e di rete, nonché il contesto fisico, incluse minacce come furti, incendi e accessi non autorizzati, noto come all-hazards approach.

Architettura e componentistica: nel DPCM 30 luglio 2020, n. 131, per l’applicazione della normativa sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica,  si intende l’insieme delle architetture e dei componenti usati nei sistemi di rete, dati e software, inclusi i flussi informativi necessari per l’espletamento dei servizi informatici.

Audit: secondo il Decreto NIS 2, è un’attività sistematica e indipendente di verifica in loco o a distanza per vagliare la conformità degli obblighi, svolta da un organismo indipendente qualificato o dall’Autorità nazionale competente NIS.

Autorità di settore NIS: in base al Decreto NIS 2, sono le Amministrazioni designate quali autorità competenti in settori specifici di cybersicurezza, responsabili per l’attuazione delle misure di sicurezza e per la vigilanza sui soggetti rientranti nei settori essenziali.

Autorità nazionale competente NIS: come stabilito nel Decreto NIS 2, è l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, designata come autorità di riferimento per la cybersicurezza nell’ambito del territorio nazionale, con compiti di coordinamento e supervisione.

Autorità nazionali di gestione delle crisi informatiche: definite dal Decreto NIS 2, sono le autorità responsabili per la gestione delle crisi di cybersicurezza, con il ruolo di coordinamento assegnato all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per la resilienza nazionale e al Ministero della difesa per la difesa dello Stato.

Bene ICT: secondo il DPCM 30 luglio 2020, n. 131, per l’applicazione della normativa sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, rappresenta un insieme unitario di reti, sistemi informativi e servizi informatici o parti di essi, destinati all’espletamento di funzioni essenziali dello Stato o all’erogazione di servizi essenziali.

Catena di approvvigionamento (supply chain): processo che permette di portare sul mercato un prodotto o servizio, trasferendolo dal fornitore al cliente. Per i soggetti NIS, come previsto dal Decreto NIS 2, rappresenta il ciclo di acquisizione di beni e servizi critici necessari al funzionamento dei sistemi informativi e di rete, la cui sicurezza è rilevante per prevenire minacce che potrebbero compromettere la continuità dei servizi erogati.

Centrali di committenza: nel D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, sono enti come Consip S.p.A. e altri soggetti designati che supportano la realizzazione di strumenti di approvvigionamento per la pubblica amministrazione.

Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale (CVCN): istituito Decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105 e disciplinato dalla normativa di settore, è il responsabile della valutazione e certificazione della sicurezza di beni, sistemi e servizi ICT destinati alle infrastrutture critiche e ai soggetti inclusi nel Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica,

Certificazione della cybersicurezza: secondo il Regolamento (UE) 2019/881, è il processo che attesta la conformità dei prodotti, servizi o processi TIC a specifici requisiti di sicurezza, stabiliti a livello europeo o nazionale.

CISR (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica): secondo il DPCM 30 luglio 2020, n. 131 e il DPCM 14 aprile 2021, n. 81, è l’organo istituito per la sicurezza della Repubblica, con funzioni di indirizzo e coordinamento in materia di sicurezza nazionale, istituito ai sensi dell’articolo 5 della legge 3 agosto 2007, n. 124.

CISR tecnico: definito nel DPCM 30 luglio 2020, n. 131 e nel DPCM 14 aprile 2021, n. 81, è l’organismo di supporto tecnico al CISR, responsabile per l’assistenza nelle decisioni e valutazioni di sicurezza tecnica nazionale.

Cloud computing: in base al Decreto NIS 2, è un servizio digitale che consente l’amministrazione su richiesta di un pool scalabile di risorse di calcolo condivisibili e accessibili da remoto, distribuite in più ubicazioni.

Compliance (conformità): indica l’adesione ai requisiti normativi, standard e regolamenti di sicurezza, inclusi, ad esempio, il Decreto NIS 2, la Direttiva NIS 2 e la normativa sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica . La compliance è, per taluni soggetti, obbligatoria per evitare sanzioni amministrative e garantire una gestione sicura dei sistemi informativi e di rete.

Compromissione: nel DPCM 30 luglio 2020, n. 131 e nel D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, indica la perdita di sicurezza o di efficacia di una funzione o servizio essenziale dello Stato a causa di malfunzionamento, interruzione o uso improprio di reti, sistemi informativi e servizi informatici.

Computer Security Incident Response Team (CSIRT): come indicato nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, è un gruppo nazionale o internazionale che risponde agli incidenti di sicurezza informatica, offrendo supporto tecnico e coordinamento per mitigare l’impatto degli attacchi.

Controllo degli accessi: insieme di misure e meccanismi che limitano l’accesso a sistemi, dati e risorse solo a utenti autorizzati, preservando così la riservatezza e integrità dei dati. Alcuni destinatari della disciplina sono tenuti a implementare controlli di accesso adeguati per proteggere i loro sistemi.

CSIRT Italia: in base al Decreto NIS 2, è il Gruppo nazionale di risposta agli incidenti di sicurezza informatica, operante all’interno dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale con il compito di monitorare e rispondere alle minacce informatiche.

CSIRT nazionali: definiti nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, sono gruppi di risposta agli incidenti di sicurezza informatica istituiti a livello nazionale negli Stati membri, che collaborano e condividono informazioni per la gestione di crisi informatiche su vasta scala.

Cybersecurity (o cybersicurezza): in base alla Direttiva NIS 2 e al Decreto NIS 2, è l’insieme delle attività necessarie per proteggere le reti e i sistemi informativi, inclusi utenti e altre persone coinvolte, dalle minacce informatiche, garantendo disponibilità, integrità e riservatezza.

Danno: concetto utilizzato in varie normative per indicare l’impatto negativo causato da un evento o incidente, che può compromettere la funzionalità, la sicurezza o l’integrità di un sistema o di un servizio.

DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza): è il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, responsabile per la raccolta, gestione e coordinamento delle informazioni rilevanti per la sicurezza nazionale.

ENISA: è l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza informatica, che supporta gli Stati membri e le istituzioni dell’UE nella prevenzione, gestione e risposta agli incidenti di cybersicurezza.

EU-CyCLONe: secondo il Decreto NIS 2, è la rete delle organizzazioni di collegamento per le crisi informatiche a livello europeo, istituita per coordinare e supportare la gestione delle crisi di cybersicurezza che coinvolgono più Stati membri.

Evidenze: definite nel D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, sono documenti, registrazioni e altri elementi utili per dimostrare l’adempimento degli obblighi di sicurezza stabiliti dal decreto-legge in materia di cybersicurezza.

Fornitore: secondo il D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, per l’applicazione della normativa sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, è la persona fisica o giuridica che fornisce beni, sistemi o servizi ICT destinati alle reti, sistemi informativi e servizi informatici dei soggetti inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

Fornitore di servizi gestiti: in base alla Direttiva NIS 2 e al Decreto NIS 2, è un soggetto che offre servizi di installazione, gestione, funzionamento o manutenzione di prodotti, reti o sistemi informativi, tramite assistenza o amministrazione a distanza o in loco.

Fornitore di servizi di sicurezza gestiti: definito nel Decreto NIS 2, è un fornitore di servizi gestiti che supporta la gestione dei rischi di sicurezza informatica per conto dei propri clienti, garantendo misure di protezione adeguate.

Fornitore di servizi di sistema dei nomi di dominio: definito nel Decreto NIS 2, è un soggetto che offre servizi di risoluzione dei nomi di dominio, inclusi i servizi di risoluzione ricorsiva accessibili al pubblico e i servizi di risoluzione autorevoli per uso da parte di terzi, escludendo i server dei nomi radice.

Fornitore di servizi fiduciari: in base al Regolamento (UE) n. 910/2014, è una persona fisica o giuridica che offre uno o più servizi fiduciari, come la creazione, verifica e validazione di firme elettroniche e sigilli elettronici.

Fornitore di servizi fiduciari qualificato: secondo il Regolamento (UE) n. 910/2014, è un prestatore di servizi fiduciari che soddisfa i requisiti stabiliti dal regolamento stesso, qualificato per operare con elevati standard di sicurezza e affidabilità.

Gestione degli incidenti: definita nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, si riferisce alle azioni e procedure messe in atto per prevenire, rilevare, analizzare, contenere e rispondere a un incidente, e per recuperare l’operatività dopo l’evento.

Gestione del rischio: processo che comprende l’identificazione, valutazione e mitigazione dei rischi legati alla cybersicurezza. La gestione del rischio mira a ridurre le probabilità di incidenti significativi e a contenere gli impatti di eventuali compromissioni.

Gestore di registro dei nomi di dominio di primo livello: definito nel Decreto NIS 2, è il soggetto responsabile della gestione e amministrazione di un dominio di primo livello (TLD), comprese le operazioni tecniche come la registrazione dei nomi di dominio e la gestione dei server dei nomi.

Gruppo di cooperazione NIS: secondo la Direttiva NIS 2 e il Decreto NIS 2, è un gruppo istituito a livello europeo per agevolare la cooperazione strategica tra gli Stati membri in materia di cybersicurezza e per supportare la condivisione di informazioni.

Incidente: in base alla Direttiva NIS 2 e al Decreto NIS 2, è un evento che compromette la disponibilità, autenticità, integrità o riservatezza dei dati conservati, trasmessi o elaborati o dei servizi offerti dai sistemi informativi e di rete o accessibili attraverso di essi.

Incidente di sicurezza informatica su vasta scala: definito nel Decreto NIS 2, è un incidente che genera un livello di perturbazione tale da superare la capacità di risposta di uno Stato membro o da avere un impatto significativo su almeno due Stati membri.

Incidente significativo: come indicato nell’art. 25, comma 4 del Decreto NIS 2 e nella Direttiva NIS 2, è un incidente che: a) ha causato o potrebbe causare una grave perturbazione operativa dei servizi o rilevanti perdite finanziarie per il soggetto interessato; b) ha avuto o potrebbe avere ripercussioni su altre persone fisiche o giuridiche, con conseguenti perdite materiali o immateriali considerevoli.

Indicatori di compromissione (IOC): come indicato nel DPCM 14 aprile 2021, n. 81, sono indicatori tecnici utilizzati per rilevare una minaccia o compromissione nota, solitamente riconducibili a indirizzi IP, software o altri elementi utilizzati da attori malevoli.

Internet Exchange Point (IXP): secondo la Direttiva NIS 2 e il Decreto NIS 2, è un’infrastruttura di rete che consente l’interconnessione di reti indipendenti, facilitando lo scambio di traffico Internet senza alterare o interferire con i dati scambiati.

Laboratorio accreditato di prova (LAP): come definito nel D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, è un laboratorio indipendente dai soggetti inclusi nel Perimetro di Sicurezza, accreditato dal Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale per effettuare verifiche tecniche.

Mercato online: secondo la Direttiva NIS 2 e il Decreto NIS 2, è una piattaforma digitale che permette ai consumatori di concludere contratti a distanza con altri professionisti o consumatori, solitamente tramite un sito web o un’applicazione.

Minaccia informatica: definita nel Regolamento (UE) 2019/881 e nel Decreto NIS 2, è qualsiasi circostanza, evento o azione che possa danneggiare, perturbare o avere un impatto negativo sui sistemi informativi e di rete o sugli utenti di tali sistemi.

Minaccia informatica significativa: in base al Decreto NIS 2, è una minaccia informatica con caratteristiche tali da poter causare un grave impatto sui sistemi informativi e di rete di un soggetto, con conseguenti perdite materiali o immateriali considerevoli.

Misure di sicurezza: le azioni, procedure e tecnologie per proteggere i sistemi informativi e di rete. Queste misure mirano a prevenire e gestire eventi che possano compromettere la riservatezza, integrità, disponibilità e autenticità dei dati e dei servizi offerti, e per assicurarne la continuità operativa.

Motore di ricerca online: secondo la Direttiva NIS 2 e il Regolamento (UE) 2019/1150, è un servizio digitale che consente agli utenti di effettuare ricerche su siti web tramite parole chiave, frasi o altri input, restituendo risultati in vari formati relativi ai contenuti richiesti.

Notifica di incidente: obbligo per i soggetti destinatari della disciplina di segnalare prontamente gli incidenti significativi alle autorità competenti, come stabilito – ad esempio – dall’art. 25 del Decreto NIS 2. La notifica deve avvenire entro i termini specificati per consentire una risposta tempestiva e coordinata a livello nazionale e, se necessario, europeo.

Nucleo per la cybersicurezza: definito nel Decreto NIS 2, è l’organo operativo, istituito per coordinare la gestione delle crisi informatiche a livello nazionale, istituito all’interno dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale come stabilito dal decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82.

Operatore di servizi essenziali: come indicato nella Direttiva NIS 1, è un soggetto che fornisce servizi essenziali per la società e l’economia, e che opera in uno dei settori indicati dalla Direttiva stessa e dai suoi allegati.

Organismo di informazione per la sicurezza: secondo il DPCM 30 luglio 2020, n. 131, include il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) e le agenzie di intelligence italiane, responsabili per la sicurezza nazionale.

Organismo di ricerca: definito nel Decreto NIS 2, è un ente che si occupa principalmente di ricerca applicata e sviluppo sperimentale per scopi commerciali, ma non comprende gli istituti di istruzione.

Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica: istituito dal Decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, rappresenta l’insieme di misure e soggetti critici per la sicurezza nazionale cibernetica, volti a prevenire e mitigare i rischi per la sicurezza informatica nazionale.

Piattaforma di servizi di social network: come indicato nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, è una piattaforma che consente agli utenti di comunicare, condividere e interagire tra loro, tipicamente attraverso post, video, chat e altre modalità.

Piattaforma digitale per la registrazione dei soggetti NIS: prevista dall’art. 7 del Decreto NIS 2, è una piattaforma digitale per la registrazione dei soggetti NIS.

Processo TIC: secondo il Regolamento (UE) 2019/881 e il Decreto NIS 2, è l’insieme di attività per progettare, sviluppare, fornire o mantenere un prodotto o servizio TIC.

Prodotto TIC: definito nel Regolamento (UE) 2019/881 e nel Decreto NIS 2, è un elemento o un gruppo di elementi di un sistema informativo o di rete, utilizzato per la trasmissione, conservazione o elaborazione di informazioni.

Punto di contatto unico NIS: secondo il Decreto NIS 2, è l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, designata come punto di contatto per la cooperazione e il coordinamento con gli altri Stati membri e le istituzioni dell’UE nell’ambito della direttiva NIS.

Quasi-incidente: definito nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, è un evento, anche detto near-miss, che avrebbe potuto configurare un incidente informatico ma che è stato evitato o non si è verificato.

Registro dei nomi TLD: in base al Decreto NIS 2, è il gestore responsabile di un dominio di primo livello (Top-Level Domain – TLD), incaricato di amministrare e mantenere il funzionamento tecnico e la registrazione dei nomi di dominio sotto tale TLD.

Resilienza: capacità di un sistema informativo o di rete di mantenere il funzionamento o di recuperare rapidamente operatività dopo un incidente.

Rete di distribuzione dei contenuti (CDN): secondo il Decreto NIS 2, è una rete di server distribuiti geograficamente, progettata per garantire un’elevata disponibilità e accessibilità, oltre a una rapida distribuzione di contenuti e servizi digitali agli utenti di internet per conto di fornitori di contenuti e servizi.

Rete pubblica di comunicazione elettronica: come definito nella Direttiva (UE) 2018/1972, è una rete di comunicazione utilizzata per fornire servizi accessibili al pubblico e supporta il trasferimento di informazioni tra punti terminali di rete.

Rete e sistema informativo: secondo la Direttiva NIS 2 e il Decreto NIS 2, è costituito da una rete di comunicazione elettronica e da dispositivi interconnessi o collegati, che includono il trattamento e la protezione dei dati digitali per il loro funzionamento e manutenzione.

Rete di CSIRT nazionali: definita nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, è una rete europea di gruppi di risposta agli incidenti di sicurezza informatica (CSIRT), che collabora per migliorare la resilienza e coordinare la gestione delle crisi di cybersicurezza a livello UE.

Riservatezza, Integrità e Disponibilità (RID): secondo le normative di cybersicurezza, sono i principi fondamentali che garantiscono la protezione dei dati e dei sistemi informativi, assicurando che i dati siano accessibili solo agli autorizzati (riservatezza), non alterati (integrità) e sempre disponibili (disponibilità).

Rischio: in base alla Direttiva NIS 2 e al Decreto NIS 2, è la combinazione della probabilità che un incidente si verifichi e della gravità del danno o della perturbazione che ne deriverebbe per i sistemi informativi o i servizi.

Sanzioni amministrative: conseguenze economiche previste per i soggetti che non rispettano gli obblighi di cybersicurezza e di notifica, come stabilito dalle principali normative di settore. Le sanzioni sono applicate dall’autorità competente secondo una procedura disciplinata dalla legge e dalla norme secondarie.

Servizio fiduciario: definito nel Regolamento (UE) n. 910/2014, è un servizio che riguarda la creazione, verifica e convalida di firme elettroniche, sigilli elettronici, validazioni temporali, certificati e altri elementi di fiducia per le transazioni digitali.

Servizio fiduciario qualificato: secondo il Regolamento (UE) n. 910/2014, è un servizio fiduciario che soddisfa i requisiti stabiliti nel regolamento e che offre elevate garanzie di sicurezza, certificato come “qualificato” dall’organismo di vigilanza.

Servizio di cloud computing: in base alla Direttiva NIS 2 e al Decreto NIS 2, è un servizio digitale che permette la gestione su richiesta di un pool scalabile di risorse di calcolo condivisibili e accessibili da remoto, anche se distribuite in varie ubicazioni.

Servizio di comunicazione elettronica: secondo la Direttiva (UE) 2018/1972 e il Decreto NIS 2, è un servizio che consiste nella trasmissione di segnali elettronici per facilitare la comunicazione tra utenti tramite reti pubbliche di comunicazione elettronica.

Servizio di data center: come indicato nella Direttiva NIS 2 e nel Decreto NIS 2, è un servizio che comprende strutture dedicate all’hosting centralizzato, interconnessione e funzionamento di apparecchiature informatiche e di rete, fornendo servizi di conservazione, elaborazione e trasporto di dati.

Servizio digitale: definito nella Direttiva (UE) 2015/1535, è un servizio della società dell’informazione, generalmente fornito a pagamento, erogato a distanza e su richiesta individuale tramite mezzi elettronici.

Servizio informatico: secondo il DPCM 30 luglio 2020, n. 131 e il D.P.R. 5 febbraio 2021, n. 54, è un servizio che consiste nel trattamento di informazioni tramite rete e sistemi informativi, incluso il cloud computing.

Servizio TIC: come definito nel Regolamento (UE) 2019/881 e nel Decreto NIS 2, è un servizio che consiste interamente o prevalentemente nella trasmissione, conservazione, recupero o elaborazione di informazioni per mezzo dei sistemi informativi e di rete.

Sicurezza dei sistemi informativi e di rete: secondo la Direttiva NIS 2 e il Decreto NIS 2, è la capacità dei sistemi informativi e di rete di resistere a eventi che potrebbero compromettere la disponibilità, autenticità, integrità o riservatezza dei dati o dei servizi offerti.

Sicurezza informatica: come definito nel Regolamento (UE) 2019/881 e nel Decreto NIS 2, è l’insieme delle attività necessarie per proteggere le reti, i sistemi informativi e i relativi utenti dalle minacce informatiche.

Singoli punti di malfunzionamento (Single Points of Failure): secondo il Decreto NIS 2, sono i componenti critici di un sistema informativo o di rete da cui dipende il funzionamento complessivo del sistema stesso e che, se compromessi, possono causare un’interruzione del servizio.

Sistema di gestione della sicurezza delle informazioni (SGSI): framework organizzativo, come lo standard ISO/IEC 27001, che guida la gestione e la protezione delle informazioni.

Sistema informativo e di rete: come indicato nel Decreto NIS 2, è costituito da una rete di comunicazione elettronica, dispositivi interconnessi o collegati che eseguono trattamenti automatici di dati digitali, e dai dati digitali conservati, elaborati, estratti o trasmessi per il funzionamento, uso, protezione e manutenzione del sistema stesso.

Soggetti essenziali: sono soggetti, pubblici o privati, che operano in settori ritenuti critici per il funzionamento della società e dell’economia, individuati secondo alcuni criteri e operanti nei settori di cui all’Allegato I del Decreto NIS 2.

Soggetti importanti: sono soggetti, pubblici o privati, che operano in settori ritenuti rilevanti per il funzionamento della società e dell’economia, individuati secondo alcuni criteri e operanti nei settori di cui all’Allegato II del Decreto NIS 2.

Soggetti inclusi nel perimetro: definiti nel DPCM 14 aprile 2021, n. 81, sono i soggetti designati dal decreto-legge per il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, individuati sulla base di criteri specifici stabiliti dalla regolazione settoriale.

Strategia nazionale di cybersicurezza: in base al Decreto NIS 2 e al Decreto Legge 82/2021, è il quadro coerente che stabilisce obiettivi strategici e priorità in materia di cybersicurezza, inclusa la governance per garantirne l’implementazione.

Tavolo interministeriale: secondo il DPCM 30 luglio 2020, n. 131, è il Tavolo interministeriale istituito per coordinare l’attuazione delle misure di cybersicurezza previste dal perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.

Valutazione della conformità: definita nel Regolamento (CE) n. 765/2008 e richiamata in altri testi normativi, è il processo di verifica per determinare se un prodotto, servizio o sistema TIC soddisfa i requisiti di sicurezza e conformità previsti dal quadro normativo applicabile.

Verifica ispettiva: controllo formale delle misure di cybersicurezza adottate dai soggetti NIS, effettuato dalle autorità competenti per valutare la conformità agli obblighi di legge. Le verifiche ispettive mirano a garantire che i soggetti mantengano un livello adeguato di sicurezza per prevenire e gestire rischi informatici.

Vulnerabilità: in base alla Direttiva NIS 2 e al Decreto NIS 2, è un punto debole, una suscettibilità o un difetto di prodotti o servizi TIC che può essere sfruttato da una minaccia informatica per compromettere la sicurezza di sistemi informativi e di rete.

Consulenza legale cybersicurezza Avv. Luca D'Agostino Roma

L’Avv. Luca D’Agostino offre consulenza a Roma in materia di cybersicurezza.

Conclusioni. Le nozioni della Cyber security nel Decreto NIS 2 e oltre

Il glossario delle definizioni essenziali fornite in questo articolo rappresenta un supporto alla comprensione delle nozioni fondamentali che governano la cyber security nell’ambito del Decreto NIS 2 e delle altri principali normative europee e italiane. La crescente complessità del panorama normativo impone agli operatori di familiarizzare con termini e obblighi sempre più dettagliati, indispensabili per garantire la protezione e la resilienza dei sistemi informativi.

Le disposizioni contenute nel Decreto NIS 2, nella Direttiva NIS 2 e nella normativa sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica rappresentano un solido corpus normativa, che i destinatari della disciplina devono ben conoscere e governare.

Il nostro Studio Legale, grazie all’esperienza maturata negli anni dall’Avv. Luca D’Agostino, offre assistenza legale qualificata e supporto strategico per garantire la compliance alle normative di cybersicurezza, affiancando le organizzazioni nella gestione dei rischi e nell’implementazione delle migliori pratiche in ambito di sicurezza informatica.

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Acquisto di quote societarie. Il contratto preliminare ex art. 1351 c.c. e il ruolo essenziale dell’avvocato

Acquisto di quote societarie. Il contratto preliminare ex art. 1351 c.c. e il ruolo essenziale dell’avvocato

Quando si vuole effettuare un acquisto di quote societarie, l’importanza del contratto preliminare di compravendita non può essere sottovalutata. Questo articolo si propone di chiarire al lettore le principali clausole che tale contratto deve contenere, nonché di illustrare il ruolo fondamentale di un legale nella stesura di un contratto preliminare efficace e a tutela degli interessi delle parti coinvolte.

Il contratto preliminare è l’accordo che sancisce l’impegno delle parti a procedere con la futura cessione delle quote societarie, e serve a definire in modo preciso i diritti e gli obblighi reciproci, nonché le condizioni dell’acquisto di quote.

Tra le clausole principali che è essenziale inserire troviamo l’oggetto della compravendita, ossia la chiara identificazione delle quote oggetto di cessione, e il prezzo pattuito, stabilito dalle parti sulla base di una valutazione precisa della società. Questi elementi non solo pongono le basi dell’accordo, ma evitano fraintendimenti sul valore della transazione.

Oltre a oggetto e prezzo, altre clausole importanti in un contratto preliminare di acquisto di quote includono le dichiarazioni e garanzie del venditore, attraverso cui quest’ultimo certifica la regolarità della situazione finanziaria e legale della società.

Le dichiarazioni e garanzie, infatti, coprono vari aspetti: dalle condizioni patrimoniali all’assenza di contenziosi pendenti o di debiti nascosti. Tali garanzie proteggono l’acquirente da sorprese spiacevoli e sono essenziali per stabilire fiducia tra le parti. Un avvocato specializzato è in grado di esaminare e rafforzare queste garanzie per assicurare che riflettano accuratamente lo stato della società e limitino i rischi futuri.

Un altro aspetto di rilievo riguarda il periodo interinale, cioè la fase che intercorre tra la sottoscrizione del contratto preliminare e la stipula del contratto definitivo di cessione delle quote. Durante questo periodo, è fondamentale che il venditore non compia operazioni che possano alterare la situazione della società, come vendite straordinarie o modifiche nella gestione che potrebbero compromettere il valore delle quote.

Clausole specifiche possono disciplinare il comportamento del venditore, limitando operazioni straordinarie e imponendo vincoli sulla gestione della società. Un legale esperto saprà suggerire le misure necessarie affinché la società rimanga stabile durante questo periodo critico.

In sintesi, questo articolo approfondirà ciascuna di queste clausole e illustrerà l’importanza di affidarsi a un avvocato per la redazione di un contratto preliminare di acquisto di quote di una società a responsabilità limitata.

Acquisto di quote societarie: clausole essenziali

Nell’ambito dell’acquisto di quote societarie, il contratto preliminare costituisce la base giuridica dell’operazione, stabilendo in modo chiaro e vincolante gli aspetti essenziali dell’accordo tra le parti. Questo documento include una serie di clausole fondamentali, che risultano cruciali per definire l’oggetto e le condizioni della cessione, per prevenire futuri contenziosi e per garantire che l’accordo sia chiaro sin dall’inizio. Tra le clausole principali troviamo l’oggetto della compravendita, il prezzo, la caparra e le condizioni specifiche per il trasferimento delle partecipazioni.

Una delle clausole essenziali riguarda l’oggetto della compravendita, che precisa con esattezza le quote che verranno trasferite all’acquirente. Questa disposizione serve a definire l’oggetto del contratto in modo che le quote in vendita siano effettivamente corrispondenti a quanto concordato, libere da qualsiasi vincolo o diritto di terzi. Una formulazione dettagliata dell’oggetto garantisce che l’acquirente possa ottenere la piena titolarità delle quote e tutti i diritti correlati, senza il rischio di rivendicazioni successive.

Accanto all’oggetto, un’altra clausola fondamentale è quella relativa al prezzo dell’operazione. Nella compravendita di partecipazioni societarie, stabilire un prezzo congruo è fondamentale, poiché il valore delle quote dipende da una serie di elementi: la situazione patrimoniale della società, la sua redditività, le passività esistenti e il bilancio aziendale.

Definire con precisione il prezzo delle quote evita discussioni o rinegoziazioni dopo la firma del contratto preliminare. Una valutazione accurata permette di evitare che il prezzo concordato subisca variazioni, proteggendo così l’interesse economico dell’acquirente e garantendo la stabilità dell’accordo.

Altrettanto significativa è la clausola relativa alla caparra confirmatoria, un elemento che dimostra l’impegno delle parti. La caparra viene solitamente versata alla firma del contratto preliminare e rappresenta un segnale di serietà. Qualora una delle parti non adempia agli obblighi assunti, la caparra può essere trattenuta o restituita a seconda delle circostanze, riducendo così il rischio di inadempimenti e offrendo una tutela finanziaria sia per l’acquirente sia per il venditore. La chiara definizione delle condizioni della caparra riduce il rischio di contenziosi e rappresenta una forma di garanzia per entrambe le parti.

Spesso il contratto regola le condizioni per il trasferimento delle partecipazioni, ovvero le situazioni che devono realizzarsi affinché la compravendita sia valida. Queste condizioni includono spesso l’ottenimento di autorizzazioni amministrative o la conferma che non esistano passività non dichiarate che possano incidere sulla situazione patrimoniale della società. Questo passaggio risulta fondamentale perché, talvolta, è opportuno subordinare l’effettivo compimento dell’operazione al buon esito di una due diligence.

In sostanza, il contratto preliminare di acquisto di quote necessita di una struttura giuridica ben definita: ogni clausola deve essere studiata con attenzione per evitare ambiguità. Affidare la redazione del contratto a un avvocato competente è fondamentale. Soltanto un legale esperto può tradurre in un testo giuridico, privo di ambiguità, la volontà delle parti e gli interessi del proprio assistito.

Dichiarazioni e garanzie dei venditori in un acquisto di quote societarie

Nell’ambito dell’acquisto di quote societarie, le dichiarazioni e le garanzie fornite dai venditori rappresentano uno dei principali strumenti di tutela per l’acquirente. Tali clausole costituiscono veri e propri impegni formali assunti dai venditori, volti a certificare la regolarità della situazione patrimoniale, fiscale e giuridica della società oggetto della compravendita.

Le dichiarazioni e le garanzie forniscono sicurezza all’acquirente, il quale può contare su di esse per ottenere una visione chiara e affidabile della società, mitigando il rischio di scoprire, a seguito dell’acquisto, problematiche o passività occultate.

In un contratto preliminare di acquisto di quote, le dichiarazioni dei venditori devono essere precise e dettagliate, poiché riguardano vari aspetti della società. Tra le garanzie fondamentali vi è l’impegno dei venditori a certificare che le quote cedute siano libere da qualsiasi gravame, ipoteca, pegno o diritto di terzi che ne possa limitare la commerciabilità. Questa dichiarazione costituisce una garanzia essenziale per l’acquirente, poiché assicura che le partecipazioni acquisite non siano soggette a vincoli non dichiarati che potrebbero comprometterne il pieno utilizzo.

Oltre alla libertà da gravami, i venditori sono soliti fornire dichiarazioni riguardanti l’assenza di contenziosi pendenti o di procedimenti giudiziari che possano pregiudicare la stabilità finanziaria e giuridica della società.

Questa garanzia è di centrale importanza, poiché eventuali contenziosi irrisolti o controversie legali in corso potrebbero non solo ridurre il valore delle quote ma anche esporre l’acquirente a responsabilità indirette. Le garanzie relative all’assenza di contenziosi offrono all’acquirente un livello di protezione elevato, garantendo che la società non si trovi in una situazione debitoria o conflittuale non dichiarata.

Un’altra garanzia frequentemente inclusa è quella relativa alla situazione fiscale della società. I venditori sono generalmente tenuti a dichiarare che la società ha adempiuto correttamente a tutti gli obblighi fiscali e contributivi previsti dalla legge, e che non vi sono passività tributarie o contenziosi aperti con l’amministrazione fiscale.

Questa garanzia risulta essenziale, poiché una situazione debitoria verso l’erario o pendenze con le autorità fiscali potrebbero incidere gravemente sulla situazione patrimoniale della società, riducendone il valore o esponendo l’acquirente a responsabilità successive all’acquisto. Le dichiarazioni in ambito fiscale sono dunque una salvaguardia per l’acquirente, che può così effettuare l’acquisto di quote con la consapevolezza di non incorrere in problemi di natura fiscale non dichiarati.

Infine, il venditore è spesso chiamato a fornire garanzie sulla conformità legale e regolamentare delle attività della società. Ciò significa che la società oggetto di compravendita deve operare nel pieno rispetto delle normative vigenti e dei regolamenti di settore applicabili. Qualora emergessero violazioni normative o mancati adempimenti, l’acquirente potrebbe trovarsi ad affrontare conseguenze dirette o indirette, sia sotto forma di sanzioni amministrative sia di perdite patrimoniali.

Le dichiarazioni e garanzie rappresentano, quindi, un elemento imprescindibile in un contratto preliminare di acquisto di quote. Esse non solo tutelano l’acquirente da rischi occulti, ma costituiscono anche una base di fiducia reciproca tra le parti. La presenza di tali clausole rende il contratto più solido e meno esposto a controversie future, garantendo che il passaggio delle quote avvenga in un contesto di trasparenza e correttezza.

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Contratto preliminare per acquisto di quote societarie a Roma – Studio Legale Avvocato Luca D’Agostino

L’importanza del periodo interinale nel contratto preliminare di acquisto di quote

Nel contesto dell’acquisto di quote societarie, il periodo interinale è la fase che intercorre tra la sottoscrizione del contratto preliminare e la stipula dell’atto definitivo di cessione delle partecipazioni.

Questo intervallo temporale va attenzionato poiché, durante questo periodo, la società potrebbe subire variazioni patrimoniali, economiche o gestionali in grado di influenzare significativamente il valore delle quote. Di conseguenza, è prassi consolidata prevedere nel contratto preliminare apposite clausole che regolamentino il comportamento dei venditori e impongano restrizioni sulle operazioni straordinarie, a garanzia di una gestione societaria in linea con gli interessi dell’acquirente.

Durante il periodo interinale, i venditori sono solitamente tenuti a rispettare un regime di ordinaria amministrazione per quanto concerne la gestione della società. Tale vincolo implica che le attività aziendali devono continuare senza che vengano effettuate operazioni che possano modificare l’assetto patrimoniale o incidere sul valore delle quote oggetto di compravendita.

La previsione di un obbligo di ordinaria amministrazione serve a preservare l’integrità della società e a impedire che i venditori adottino decisioni in grado di alterare i parametri di valutazione economica delle quote. La clausola di ordinaria amministrazione è quindi una garanzia di stabilità e trasparenza, consentendo all’acquirente di accedere alla società in condizioni identiche a quelle concordate al momento della sottoscrizione del contratto preliminare.

Un altro aspetto rilevante nel periodo interinale è il divieto di porre in essere operazioni straordinarie senza il consenso dell’acquirente. Operazioni come fusioni, scissioni, cessioni di asset strategici o acquisizioni di nuove partecipazioni potrebbero alterare radicalmente la struttura e il valore della società, con conseguenze dirette sull’acquisto di quote.

Questa clausola, che limita o vieta l’avvio di operazioni straordinarie, tutela l’acquirente da variazioni impreviste che potrebbero ridurre il valore delle partecipazioni acquisite o modificare la struttura organizzativa dell’azienda in modo sfavorevole. È dunque di fondamentale importanza includere nel contratto preliminare clausole che disciplinino dettagliatamente le operazioni straordinarie per evitare sorprese durante la fase finale di cessione.

In aggiunta, è prassi prevedere nel contratto preliminare una clausola che imponga ai venditori l’obbligo di informare tempestivamente l’acquirente di ogni evento o fatto rilevante che possa incidere sul valore della società. Questo obbligo di informazione è essenziale affinché l’acquirente possa essere costantemente aggiornato su eventuali variazioni significative e prendere decisioni informate qualora vi fossero elementi di rischio.

Eventi come nuove vertenze legali, cambiamenti normativi che impattano sull’attività aziendale o alterazioni nei contratti strategici rappresentano situazioni che, se non comunicate, potrebbero compromettere la fiducia tra le parti e dare luogo a contestazioni in fase di esecuzione dell’accordo.

Infine, il contratto preliminare di acquisto di quote spesso stabilisce il diritto di recesso o la risoluzione automatica qualora i venditori non rispettino gli obblighi stabiliti per il periodo interinale. Questa clausola permette all’acquirente di tutelarsi qualora venissero riscontrate violazioni sostanziali o variazioni significative non autorizzate, salvaguardando così l’integrità dell’operazione e la conformità dell’accordo agli interessi dell’acquirente.

La previsione di tali misure è particolarmente rilevante poiché il periodo interinale rappresenta un momento di transizione delicato, in cui l’acquirente è esposto a rischi potenziali che solo una rigorosa disciplina contrattuale può efficacemente mitigare.

Infine, è evidente che la corretta predisposizione delle clausole relative al periodo interinale richiede una competenza giuridica specifica: affidare la loro redazione a un avvocato esperto in acquisto di quote è essenziale per garantire che l’interesse dell’acquirente sia tutelato e che ogni aspetto della gestione societaria sia disciplinato in modo rigoroso e conforme alla normativa.

Responsabilità e risarcimento danni in un acquisto di quote societarie

Nel contesto di un contratto preliminare di acquisto di quote, le clausole che disciplinano la responsabilità delle parti e il risarcimento dei danni rivestono un’importanza centrale. Tali disposizioni mirano a regolare le conseguenze giuridiche di eventuali inadempimenti, omissioni o dichiarazioni non veritiere da parte dei venditori, nonché a garantire all’acquirente un rimedio efficace in caso di danni derivanti da comportamenti scorretti.

Stabilire con precisione le responsabilità e i limiti di risarcimento rappresenta uno strumento di protezione indispensabile per evitare future controversie e per garantire che l’acquirente ottenga adeguata tutela nel caso di eventi lesivi legati all’acquisto delle partecipazioni.

In un contratto di acquisto di quote, è prassi prevedere clausole che limitino la responsabilità dei venditori entro determinati confini, i cosiddetti “massimali” e “franchigie”. La franchigia stabilisce un valore minimo per i danni risarcibili, al di sotto del quale l’acquirente non potrà avanzare richieste di risarcimento, proteggendo così i venditori da reclami su danni di importo esiguo.

Al contrario, il massimale rappresenta il limite massimo oltre il quale i venditori non saranno tenuti a risarcire, anche in caso di danni particolarmente gravi. Questi strumenti sono indispensabili per bilanciare gli interessi delle parti, consentendo all’acquirente di avere una protezione adeguata contro i danni significativi, senza esporre i venditori a responsabilità eccessive o sproporzionate.

Un altro elemento spesso presente riguarda il cosiddetto termine decadenziale entro cui l’acquirente può avanzare richieste di risarcimento. Questa clausola stabilisce una scadenza entro cui i diritti di risarcimento devono essere esercitati, in modo da garantire che eventuali problematiche vengano risolte in tempi brevi e non rimangano indefinite nel tempo.

Il termine decadenziale è un elemento chiave di tutela sia per l’acquirente sia per il venditore: da un lato, l’acquirente ha l’opportunità di rivalersi in caso di inadempimenti rilevati dopo la sottoscrizione del contratto preliminare; dall’altro, il venditore ha la certezza che, trascorso un certo periodo, le sue responsabilità siano definitivamente delimitate.

Le clausole di responsabilità e risarcimento danni possono includere anche il diritto di risoluzione del contratto preliminare di acquisto di quote in caso di violazioni sostanziali. In tale ottica, qualora l’acquirente riscontri che le dichiarazioni e garanzie fornite dai venditori risultino false o incomplete, e che tali inesattezze causino un danno significativo, può essere prevista la possibilità di risolvere il contratto e richiedere il rimborso della caparra, ove prevista. Questa disposizione si configura come una tutela per l’acquirente, che può esercitare il proprio diritto a ritirarsi dall’operazione senza subire perdite economiche o patrimoniali.

Infine, in un’operazione complessa come acquisto di quote societarie, la predisposizione di clausole di responsabilità e risarcimento richiede l’intervento di un avvocato esperto. La consulenza di un legale permette di bilanciare con precisione le esigenze delle parti, assicurando che la tutela dell’acquirente sia garantita senza che il venditore sia esposto a rischi di risarcimento ingiustificati o eccessivi.

Conclusioni: l’importanza del contratto preliminare di acquisto di quote societarie

In conclusione, il contratto preliminare di acquisto di quote rappresenta uno strumento giuridico essenziale per dare stabilità e sicurezza a una transazione complessa come la cessione di partecipazioni societarie.

L’articolo ha illustrato le principali clausole che compongono il contratto preliminare di acquisto di quote, dalla definizione dell’oggetto e del prezzo alla predisposizione delle dichiarazioni e garanzie dei venditori, passando per la regolamentazione del periodo interinale e la determinazione della responsabilità e dei risarcimenti. Questi elementi permettono di impostare in modo solido l’intera operazione, offrendo all’acquirente protezioni adeguate contro rischi imprevisti e garantendo al venditore un quadro chiaro e sicuro per la cessione delle proprie quote.

Il contratto preliminare, attraverso le sue clausole, consente di anticipare e disciplinare ogni aspetto della compravendita, dall’ordinaria amministrazione fino alle operazioni straordinarie, assicurando che il valore della società non venga alterato durante il periodo di transizione e che l’acquirente entri in possesso delle quote in condizioni conformi a quanto pattuito.

Si tratta, quindi, di un mezzo fondamentale per tutelare gli interessi delle parti e ridurre al minimo il rischio di controversie future, poiché ogni dettaglio viene concordato e cristallizzato prima della stipula del contratto definitivo.

In tale prospettiva, affidare a un legale la redazione e la gestione del contratto preliminare di acquisto di quote risulta indispensabile. Un avvocato competente può non solo garantire che tutte le clausole siano redatte con precisione, ma anche rappresentare un supporto strategico nella fase delle trattative, tutelando i diritti del cliente e assicurando che l’operazione venga condotta nel rispetto delle norme vigenti.

Lo Studio Legale D’Agostino, con expertise nel diritto societario e commerciale, è a disposizione per assistere i propri clienti in ogni fase dell’operazione, offrendo consulenze mirate e un’assistenza legale qualificata per una compravendita di quote sicura e conforme agli interessi delle parti coinvolte.

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Legale di impresa e consulenza per società. Scegli Roma per assicurare il tuo business in rapporti B2B e B2C

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Nel contesto economico e normativo attuale, il legale di impresa ricopre un ruolo essenziale nel supporto alle attività aziendali, sia per la gestione di questioni giuridiche complesse sia per l’elaborazione strategica di piani di crescita e di tutela legale. A differenza di altre figure professionali, il legale d’impresa non si limita alla consulenza strettamente giuridica, ma possiede competenze multidisciplinari che spaziano dall’economia alla gestione aziendale, dai processi e sistemi di gestione, alla tecnologia e al marketing strategico.

Questo gli consente di offrire un’assistenza ad ampio raggio, capace di cogliere ogni aspetto dell’operatività d’impresa e di integrarsi con le esigenze specifiche della realtà aziendale.

Il legale di impresa è dunque un alleato indispensabile per l’azienda nella redazione di processi aziendali, nella pianificazione delle strategie economiche e manageriali, nella gestione della contrattualistica e nella tutela del business anche nelle fasi critiche di contenzioso o di riorganizzazione. Attività come l’adozione di modelli di gestione 231, l’implementazione di procedure di compliance normativa, la gestione dei rapporti commerciali e delle eventuali controversie necessitano del supporto esperto di un avvocato d’impresa che, attraverso un approccio sistemico, riesce a individuare le soluzioni più efficaci e sicure per l’azienda.

Questo articolo ha come obiettivo quello di illustrare le molteplici aree di intervento del legale di impresa, presentando contestualmente le attività dello Studio Legale D’Agostino a Roma. Assistiamo aziende non solo della Capitale, ma anche con sede in Provincia o fuori Regione, garantendo a tutte le imprese la stessa qualità di consulenza, indipendentemente dalla loro localizzazione.

Il legale di impresa nell’elaborazione dei processi aziendali

L’elaborazione dei processi aziendali rappresenta una delle aree più delicate: per questo l’intervento del legale di impresa risulta essenziale. I processi aziendali includono, infatti, l’insieme di regole e procedure che disciplinano l’operatività quotidiana dell’impresa, rendendo possibile una gestione ordinata e sicura di tutte le attività.

Dalla gestione delle risorse umane, alla sicurezza informatica, dai rapporti con i fornitori alla protezione degli asset aziendali, ciascun processo richiede una definizione accurata che risponda tanto alle esigenze interne quanto agli obblighi normativi esterni. Il legale di impresa, in questo ambito, svolge un ruolo centrale, poiché garantisce che le regole e le procedure aziendali siano formulate in maniera conforme alle norme vigenti, offrendo una protezione solida contro eventuali rischi legali.

La gestione delle risorse umane, ad esempio, non si limita alla semplice assunzione di personale, ma comprende una serie di regolamentazioni su tematiche fondamentali quali sicurezza sul lavoro, protezione dei dati personali, e misure di prevenzione delle discriminazioni. Un legale d’impresa provvede a redigere policy che tutelino l’azienda e assicurino che l’ambiente di lavoro sia conforme agli standard legali in materia di sicurezza e rispetto della privacy.

Analogamente, la gestione dei sistemi informatici richiede un’attenta regolamentazione interna per proteggere il patrimonio informativo dell’azienda, garantendo la riservatezza dei dati e stabilendo rigide linee guida per l’accesso alle reti e alle informazioni.

La rilevanza del ruolo del legale d’impresa emerge con ancora più evidenza nell’ambito delle responsabilità legali che gravano sull’ente e sui suoi organi direttivi. In contesti come l’adozione dei modelli organizzativi 231, le procedure per la prevenzione del riciclaggio di denaro e l’implementazione delle misure di sicurezza informatica per le imprese soggette agli obblighi del decreto NIS 2, il legale di impresa si rivela un partner strategico. Questi modelli e procedure, oltre a proteggere l’azienda da sanzioni e responsabilità, contribuiscono a mantenere un alto livello di conformità normativa, prevenendo situazioni che potrebbero mettere a rischio la stabilità e la reputazione aziendale.

In questo scenario, il supporto dello Studio Legale D’Agostino a Roma si dimostra fondamentale per le imprese che intendono dotarsi di processi aziendali robusti e conformi alle normative. Lo Studio assicura un’assistenza completa, capace di integrare le esigenze operative dell’azienda con le prescrizioni normative, garantendo una governance solida e una prevenzione efficace dei rischi legali.

Legale di impresa e consulenza strategica per l’impresa

La consulenza strategica rappresenta un altro ambito essenziale in cui il legale di impresa esercita un’influenza determinante per il successo e la crescita sostenibile dell’azienda. Questa attività non si limita a fornire supporto giuridico nelle situazioni ordinarie, ma si estende a una visione complessiva che mira a guidare l’impresa nella definizione e attuazione di piani e strategie fondamentali per affrontare le sfide di un mercato in continua evoluzione.

Un buon legale di impresa, infatti, non si limita a interpretare le norme, ma contribuisce attivamente a creare valore per l’azienda, prevedendo e mitigando i rischi legali, garantendo la compliance normativa e supportando la direzione aziendale nella pianificazione di obiettivi di lungo termine.

La consulenza strategica si articola in diverse branche, ognuna delle quali richiede specifiche competenze. Tra queste, la strategia nell’evoluzione dei processi aziendali risulta particolarmente rilevante, poiché l’avvocato d’impresa contribuisce a strutturare e ottimizzare i processi interni per migliorare l’efficienza e la compliance.

Inoltre, la strategia di compliance normativa assicura che l’azienda sia sempre allineata con le disposizioni legislative e regolamentari, riducendo il rischio di sanzioni e proteggendo la reputazione aziendale. Il legale d’impresa ha un ruolo chiave anche nella strategia di gestione economica e manageriale, assistendo nelle decisioni che coinvolgono aspetti finanziari e organizzativi critici, e nella strategia di promozione sul mercato, per garantire che le campagne e le iniziative di marketing rispettino tutte le normative applicabili, tutelando al contempo l’immagine dell’impresa.

Tra le altre funzioni strategiche, il legale di impresa assiste l’azienda anche nelle procedure straordinarie di riorganizzazione aziendale, come cessioni di rami d’azienda, fusioni, scissioni o trasformazioni societarie. In tali casi, l’avvocato rappresenta un partner essenziale per valutare ogni aspetto legale e operativo, prevenendo potenziali controversie e garantendo che l’operazione si svolga in modo conforme e sicuro.

Last but not least, la gestione del contenzioso e della difesa processuale rappresenta un ambito cruciale in cui l’assistenza legale aiuta l’azienda a fronteggiare e risolvere controversie, evitando danni economici e reputazionali.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma fornisce una consulenza strategica completa per le imprese, affiancandole in ogni fase delle loro scelte strategiche e assicurando un supporto legale che integra la prospettiva giuridica con una visione ampia e multidisciplinare.

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Il legale di impresa nella contrattualistica pubblica e privata

La contrattualistica è una dimensione fondamentale del diritto civile e commerciale, nella quale il legale d’impresa ricopre un ruolo di primaria importanza sia per quanto riguarda i rapporti tra privati, sia nelle interazioni con le Pubbliche Amministrazioni.

Le relazioni commerciali tra operatori economici privati – cittadini, aziende, enti del terzo settore – sono disciplinate da contratti che regolano e definiscono ogni aspetto dei rapporti patrimoniali. Nel diritto privato, il contratto rappresenta l’accordo di due o più parti volto a costituire, regolare o estinguere tra di loro un rapporto giuridico, come previsto dall’articolo 1321 del Codice Civile.

Il legale di impresa si assicura che tali accordi siano redatti in modo chiaro, coerente e trasparente, mettendo le parti al riparo dai rischi tipici di clausole ambigue o eccessivamente onerose.

Nell’ambito dei contratti privati, gli operatori economici godono generalmente di piena libertà negoziale, potendo stabilire il contenuto e la forma dei loro accordi nei limiti stabiliti dall’ordine pubblico e dalle norme imperative. Questa libertà consente di adottare modelli contrattuali tradizionali, come la compravendita, la locazione, il mutuo, la prestazione d’opera o l’appalto, ma offre anche spazio alla creazione di nuove formule contrattuali, personalizzate e adatte a rispondere alle esigenze specifiche delle parti.

La flessibilità della contrattualistica privata, tuttavia, richiede un attento lavoro di redazione, in cui il legale di impresa definisce dettagliatamente elementi essenziali come il tempo e il luogo dell’adempimento, le condizioni di pagamento, i termini di consegna e le eventuali clausole risolutive. Tali elementi devono essere delineati con estrema chiarezza, in modo che ciascun contraente sia pienamente consapevole delle proprie obbligazioni e degli effetti che il mancato adempimento può comportare.

Affidare la redazione o la revisione della documentazione contrattuale a un legale di impresa esperto si rivela essenziale, in particolare per evitare che alcune clausole siano interpretate in modo sfavorevole o addirittura pregiudizievole per la parte rappresentata.

La consulenza legale può quindi rappresentare un elemento chiave per prevenire contenziosi e per garantire che il contratto sia conforme sia alle esigenze operative sia alle normative di riferimento. Grazie alla sua esperienza, il legale di impresa può anche supportare il cliente nella gestione delle trattative contrattuali, al fine di negoziare clausole vantaggiose, proteggendo al contempo l’impresa da eventuali rischi.

Per quanto riguarda la contrattualistica pubblica, la complessità del quadro normativo e le peculiarità degli appalti rendono l’intervento del legale d’impresa non solo utile ma, in molti casi, imprescindibile. Gli appalti pubblici, regolati dal D. Lgs. 36/2023 (nuovo Codice degli Appalti), rappresentano una quota rilevante del PIL e svolgono un ruolo cruciale nella promozione dello sviluppo economico.

Tuttavia, le gare d’appalto sono caratterizzate da norme stringenti e articolate, che richiedono un approccio specifico e una conoscenza approfondita delle dinamiche del settore. Tra gli istituti giuridici tipici degli appalti pubblici vi sono le RTI (Raggruppamenti Temporanei di Imprese), i consorzi, i subappalti, le verifiche ispettive, la revisione dei prezzi e i partenariati pubblico-privato. Ogni fase della procedura è soggetta a specifici requisiti e modalità di verifica, che richiedono il supporto di un esperto legale per essere comprese e soddisfatte correttamente.

Nel contesto degli appalti pubblici, il legale di impresa può anche fornire una consulenza strategica mirata, assistendo l’azienda nella partecipazione a gare d’appalto e aiutandola a preparare la documentazione necessaria per superare le verifiche di idoneità.

È altresì importante ricordare che la contrattualistica pubblica è un settore in costante evoluzione, dove nuove normative vengono periodicamente introdotte per adattare il quadro legislativo alle esigenze di trasparenza e di tutela della concorrenza.

Il legale d’impresa monitora attentamente queste modifiche normative e assiste l’azienda nel rispettare i requisiti richiesti dalle Pubbliche Amministrazioni, riducendo il rischio di esclusione dalle gare o di sanzioni.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma offre un supporto completo nella gestione della contrattualistica pubblica e privata, aiutando le imprese a navigare in un contesto normativo complesso e dinamico.

Il ruolo del legale di impresa nella gestione dei crediti e debiti aziendali

La gestione dei crediti e debiti aziendali rappresenta una sfida strategica e operativa che richiede l’intervento di un legale di impresa competente, in grado di fornire assistenza tanto nelle fasi ordinarie quanto in quelle critiche. La capacità di una società di mantenere un bilancio equilibrato e una buona liquidità dipende dalla gestione efficace delle proprie obbligazioni e dei crediti vantati verso clienti e fornitori.

In quest’ambito, il legale d’impresa supporta il personale aziendale, e in particolare l’ufficio legale interno, nella gestione delle posizioni creditorie e debitorie, garantendo che ogni transazione e ogni operazione di recupero crediti sia eseguita in conformità con le normative applicabili e tuteli al meglio gli interessi aziendali.

Quando l’impresa si trova nella posizione di creditrice, il legale di impresa ricorre a strumenti giuridici come i decreti ingiuntivi per accelerare la riscossione del credito, riducendo i tempi di attesa e limitando il rischio di insolvenza. In caso di mancato pagamento, l’avvocato può avviare una procedura esecutiva, con il pignoramento dei beni del debitore o altre forme di esecuzione forzata, offrendo così all’azienda un percorso chiaro e sicuro per recuperare le somme spettanti.

L’assistenza legale si estende anche alla cessione del credito, che permette all’azienda di trasferire il proprio diritto di credito a terzi, liberandosi di posizioni creditorie problematiche o di non performing loans (NPL), ossia crediti deteriorati di difficile riscossione.

D’altro canto, il legale di impresa assume un ruolo cruciale anche nella gestione delle situazioni di debito, assistendo l’azienda qualora sia destinataria di azioni esecutive da parte di terzi creditori. In questi casi, il legale d’impresa valuta con attenzione le opzioni disponibili, cercando di minimizzare i danni e proteggere la stabilità dell’impresa.

Spesso, la via preferibile consiste nell’accordo stragiudiziale, come nel caso del saldo e stralcio, una modalità negoziale che permette di ridurre l’ammontare complessivo del debito attraverso un pagamento immediato e parziale. In situazioni più complesse o di crisi aziendale conclamata, l’avvocato può supportare l’azienda nella gestione negoziata della crisi. Tale procedura, prevista dalla normativa italiana, consente di trovare una soluzione concordata con i creditori, evitando il fallimento e consentendo all’impresa di ristrutturare il debito e recuperare la propria stabilità.

La gestione dei crediti aziendali comprende inoltre la consulenza su strumenti specifici come i crediti fiscali, che permettono all’azienda di recuperare parte delle somme versate allo Stato attraverso crediti d’imposta. La conoscenza approfondita della normativa di settore permette al legale di impresa di assistere il cliente nella valorizzazione di questi crediti, tutelando l’azienda da contestazioni e verifiche fiscali.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma è specializzato nel supportare le aziende nella gestione strategica di crediti e debiti, offrendo un’assistenza completa e mirata per la tutela del patrimonio aziendale e la salvaguardia dell’equilibrio finanziario.

Legale di impresa esterno: la figura di riferimento per la rappresentanza in giudizio, ADR e nei procedimenti amministrativi

Il ruolo del legale di impresa esterno risulta fondamentale ogniqualvolta si renda necessaria la rappresentanza in giudizio o nei procedimenti stragiudiziali, poiché solo un avvocato iscritto all’albo ha la prerogativa legale di rappresentare l’azienda di fronte al giudice e alcuni organismi di risoluzione alternativa delle controversie (ADR).

In un panorama aziendale caratterizzato da frequenti controversie civili e commerciali, avere un legale d’impresa esterno consente di fronteggiare situazioni di contenzioso con la massima professionalità e competenza, garantendo una difesa solida e un approccio strategico in ogni fase del processo.

La rappresentanza in giudizio, infatti, non riguarda soltanto le classiche cause civili, ma si estende ai procedimenti di ADR, strumenti sempre più utilizzati per la loro capacità di risolvere controversie in modo rapido e con costi ridotti rispetto alla giustizia ordinaria.

Tra i principali strumenti di risoluzione alternativa delle controversie rientrano la mediazione, la conciliazione e la negoziazione assistita, procedure che permettono di trovare un accordo con la controparte senza ricorrere alla sede giudiziaria. In tali contesti, il legale di impresa esterno rappresenta un alleato strategico, poiché la sua preparazione giuridica e la sua capacità negoziale consentono di giungere a soluzioni vantaggiose per l’azienda, minimizzando al contempo il rischio di un conflitto giudiziario prolungato.

Oltre ai procedimenti civili e commerciali, il legale d’impresa svolge un ruolo di primo piano anche nei procedimenti amministrativi che vedono coinvolta l’azienda, sia essi avviati da Autorità centrali, locali o da autorità amministrative indipendenti. Tali procedimenti possono includere verifiche ispettive, istruttorie o sanzionatorie, avviate da enti come l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), l’Autorità Garante della Privacy e altre.

In questi casi, il legale di impresa esterno assicura una rappresentanza adeguata, accompagnando l’azienda nelle varie fasi dell’istruttoria e nella gestione del contraddittorio con l’ente accertatore. La sua consulenza diventa fondamentale per evitare sanzioni o per far valere le ragioni dell’impresa di fronte all’autorità competente.

La rappresentanza è essenziale anche nei procedimenti dinanzi al giudice amministrativo – come il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) o il Consiglio di Stato – in cui l’azienda può impugnare provvedimenti emessi dalla Pubblica Amministrazione. Attraverso il ricorso giurisdizionale, l’azienda può tutelare i propri interessi, contestando eventuali irregolarità o eccessi di potere nei provvedimenti dell’amministrazione. L’assistenza del legale d’impresa esterno, in questo caso, risulta indispensabile per la corretta impostazione della difesa e per garantire che i diritti dell’azienda siano pienamente tutelati.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma offre una rappresentanza completa per le aziende in tutte le fasi del contenzioso civile, commerciale e amministrativo, assistendo i propri clienti tanto nei procedimenti giudiziari quanto nelle procedure di risoluzione alternativa delle controversie e nei procedimenti amministrativi, con l’obiettivo di salvaguardare in ogni momento gli interessi aziendali.

Legale di impresa e diritto penale d’impresa

Il diritto penale  è un ambito particolarmente delicato e complesso, in cui il legale di impresa svolge un ruolo essenziale nella tutela dell’azienda e dei suoi amministratori. Le attività del legale d’impresa in questo settore comprendono la consulenza preventiva, volta a evitare condotte potenzialmente rilevanti sotto il profilo penale, e l’assistenza legale nei procedimenti giudiziari, per difendere l’azienda o i suoi rappresentanti da accuse di rilevanza penale. L’assistenza si estende a vari ambiti, tra cui la responsabilità penale degli amministratori, i reati economici, quelli di mercato finanziario, e una vasta gamma di illeciti specifici del contesto aziendale.

La responsabilità penale degli amministratori è un tema centrale del diritto penale d’impresa e si riferisce non solo agli atti direttamente compiuti dagli amministratori, ma anche all’omissione di doveri di controllo che avrebbero potuto prevenire un reato. Tra i reati più frequenti in questo ambito figurano quelli economici, come la bancarotta fraudolenta e altri reati fallimentari, che emergono spesso in situazioni di crisi aziendale e che comportano conseguenze gravose per l’azienda e per i suoi rappresentanti.

Tra i reati societari, rientrano fattispecie specifiche come il falso in bilancio, l’infedeltà patrimoniale, l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza, l’aggiotaggio e l’illecita ripartizione degli utili. Il falso in bilancio, ad esempio, si verifica quando vengono deliberatamente alterati i dati contabili al fine di presentare una situazione economica diversa dalla realtà, mentre l’infedeltà patrimoniale implica un danno patrimoniale arrecato all’azienda dall’amministratore o dai soci a vantaggio di sé stessi o di terzi.

Questi reati richiedono un approccio difensivo accurato, in cui il legale d’impresa si avvale di competenze specialistiche per dimostrare l’insussistenza dell’accusa o attenuare le responsabilità degli imputati.

Anche i reati tributari rivestono una particolare importanza nel contesto aziendale, poiché una gestione fiscale inappropriata può esporre l’azienda al rischio di procedimenti penali a carico degli apicali. Per far fronte a tali situazioni, il legale d’impresa non solo fornisce assistenza in fase di contenzioso, ma supporta l’azienda nella creazione di modelli di gestione che assicurino la conformità con la normativa, prevenendo potenziali rischi penali.

Infine, il legale d’impresa svolge un ruolo di centrale rilievo nella responsabilità amministrativa degli enti prevista dal D. Lgs. 231/2001. Questa normativa, infatti, prevede che l’ente possa rispondere per reati come la corruzione, la frode, la gestione illecita di appalti pubblici e altri reati societari. L’avvocato d’impresa si occupa dell’elaborazione e dell’implementazione di modelli di organizzazione e gestione conformi al decreto, per garantire che l’azienda sia in regola con le norme di prevenzione dei reati e per minimizzare i rischi connessi a eventuali violazioni.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma assiste le aziende nella gestione dei rischi penali e nella prevenzione dei reati d’impresa, garantendo una consulenza altamente specializzata e un supporto mirato per ogni necessità, sia nella fase preventiva sia in caso di contenzioso penale.

Il ruolo del legale di impresa in caso di sanzioni amministrative

Le sanzioni amministrative rappresentano una realtà diffusa e trasversale a tutti i settori aziendali, con un impatto potenzialmente rilevante sul patrimonio e sulla reputazione dell’impresa. Oggi, le sanzioni amministrative pecuniarie sono utilizzate sempre più frequentemente dal legislatore nazionale ed europeo come strumento di deterrenza e controllo, e i limiti edittali raggiungono cifre rilevanti, spesso dell’ordine di milioni di euro. In questo contesto, il legale di impresa gioca un ruolo essenziale, sia nel supporto preventivo per evitare che l’impresa incorra in sanzioni, sia nell’assistenza in fase di impugnazione.

La consulenza legale consente infatti di identificare eventuali aree di rischio, monitorando costantemente il rispetto delle normative e adattando i processi aziendali in funzione delle disposizioni in evoluzione. Tuttavia, qualora venga irrogata una sanzione, il legale di impresa è in grado di intervenire tempestivamente per preparare un ricorso amministrativo o giurisdizionale, presentando all’Autorità competente tutte le osservazioni a tutela dell’impresa, come previsto dalla Legge 689/1981.

Inoltre, il legale di impresa è esperto nell’utilizzo di strumenti alternativi, quali l’autotutela e la richiesta di esenzione o riduzione della sanzione, che possono rappresentare valide soluzioni per evitare l’applicazione delle sanzioni o mitigarne l’impatto.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma offre un’assistenza completa nella gestione delle sanzioni amministrative, supportando le aziende tanto nelle fasi di prevenzione quanto nella difesa, con l’obiettivo di tutelare il loro patrimonio e la loro operatività.

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Conclusioni: Scegli a Roma il tuo legale di impresa per proteggere il tuo business

Affidarsi a un legale di impresa non è solo una scelta di conformità normativa, ma una decisione strategica che può fare la differenza per il successo e la sicurezza di un’azienda. In un panorama economico e normativo in continua evoluzione, l’avvocato d’impresa si rivela un alleato essenziale per proteggere il patrimonio aziendale, garantire la compliance con le leggi vigenti e prevenire situazioni di rischio che possono danneggiare la reputazione e la stabilità dell’impresa.

Ogni fase della vita aziendale dovrebbe beneficiare del supporto giuridico di un professionista che, con una visione multidisciplinare, sappia affiancare l’azienda non solo nell’ordinaria amministrazione, ma anche nelle scelte strategiche, nelle operazioni straordinarie e nelle situazioni di contenzioso.

La capacità di un legale d’impresa di anticipare e gestire i rischi, di negoziare accordi vantaggiosi e di garantire la protezione dei diritti dell’azienda in ogni ambito – dalla contrattualistica alla compliance, fino al diritto penale – rende questa figura professionale una risorsa fondamentale per qualunque organizzazione desideri operare in sicurezza e con visione di lungo termine.

Lo Studio Legale D’Agostino a Roma si distingue per l’approccio personalizzato e per l’attenzione alle esigenze specifiche delle aziende, offrendo una consulenza capace di integrarsi con le strutture interne e di affiancare i vertici aziendali con competenza e tempestività.

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Termini e condizioni per start-up. 10 motivi per cui è essenziale rivolgersi a un avvocato!

Termini e condizioni per start-up. 10 motivi per cui è essenziale rivolgersi a un avvocato!

Quando si avvia una start-up, molti imprenditori si concentrano prevalentemente sullo sviluppo, tralasciando i termini e condizioni. Tuttavia, avere termini e condizioni chiari e ben strutturati è essenziale per la protezione legale dell’azienda, garantendo che i diritti e le responsabilità siano esplicitamente delineati, sia per la start-up che per i suoi utenti. Abbia qui individuato almeno 10 motivi per cui è opportuno rivolgersi a un legale.

I termini e condizioni rappresentano un contratto tra l’impresa e i suoi utenti o clienti, stabilendo le regole d’uso del servizio o del sito web. Questi documenti definiscono non solo i diritti e gli obblighi delle parti coinvolte, ma offrono anche una protezione legale contro possibili dispute o abusi da parte degli utenti. Una start-up che omette di predisporre termini e condizioni correttamente rischia di esporsi a controversie legali che potrebbero avere un impatto sulla sostenibilità del business.

Un documento di termini e condizioni redatto da un professionista permette alla start-up di gestire in modo chiaro vari aspetti critici, come la protezione della proprietà intellettuale, le politiche di pagamento e rimborso, e la gestione dei dati personali. Oltre a ciò, aiutano a regolare l’utilizzo della piattaforma o del servizio, definendo quali comportamenti sono legittimi e quali costituiscono una violazione delle regole.

È essenziale che i termini e condizioni siano personalizzati per le specifiche esigenze di ogni start-up, poiché ogni impresa ha caratteristiche uniche che necessitano di clausole su misura. Le soluzioni standard o modelli predefiniti potrebbero non coprire adeguatamente i rischi specifici di un settore particolare, esponendo l’azienda a potenziali contenziosi. Un avvocato competente può identificare questi rischi e sviluppare una documentazione legale che sia conforme alle normative vigenti, garantendo così la protezione del business e una maggiore tranquillità operativa. Per approfondimenti specifici rinviamo al nostro precedente articolo.

Definizioni e ambito di applicazione nei termini e condizioni

Un elemento base nei termini e condizioni è la sezione dedicata alle definizioni e all’ambito di applicazione. Questa parte del contratto stabilisce il significato esatto dei termini chiave utilizzati nel documento e specifica chiaramente il campo di applicazione dei termini e condizioni stessi. La chiarezza nelle definizioni è fondamentale per evitare ambiguità che potrebbero portare a dispute legali o a incomprensioni tra le parti.

Nella sezione delle definizioni, vengono specificati concetti chiave come “Utente”, “Servizio”, “Piattaforma”, “Contenuto” e “Proprietà Intellettuale”. Ogni definizione deve essere formulata in modo preciso e dettagliato, al fine di rendere inequivocabile il significato di ciascun termine. Ad esempio, il termine “Utente” potrebbe riferirsi a chiunque utilizzi la piattaforma, mentre “Servizio” potrebbe includere tutte le funzionalità offerte dalla start-up. Le definizioni, pertanto, costituiscono la base per l’interpretazione corretta dei termini e condizioni, garantendo che tutte le parti abbiano una comprensione uniforme del contratto.

L’ambito di applicazione definisce chiaramente a chi e a cosa si applicano i termini e condizioni. Per una start-up, è importante specificare se i termini e condizioni si applicano solo agli utenti registrati, a tutti i visitatori del sito web o a coloro che acquistano un determinato servizio. Essi non vanno confusi con i patti parasociali, che invece disciplinano i rapporto tra i soci promotori del Progetto o dell’iniziativa.

È inoltre fondamentale includere una dichiarazione che specifichi che l’accettazione dei termini e condizioni implica il rispetto di tutte le regole e le politiche dell’azienda. Ad esempio, accettando i termini e condizioni, l’utente accetta di utilizzare la piattaforma in modo conforme alla legge, rispettando le restrizioni d’uso imposte dall’azienda e le politiche di sicurezza dei dati.

Obblighi dell’utente e restrizioni d’uso: proteggere la start-up con i termini e condizioni

Uno degli elementi più importanti da includere nei termini e condizioni di una start-up riguarda gli obblighi dell’utente e le restrizioni d’uso. Questa sezione definisce chiaramente le aspettative dell’azienda nei confronti degli utenti, specificando ciò che è consentito e ciò che è vietato durante l’uso del servizio o della piattaforma.

In primo luogo, i termini e condizioni devono stabilire gli obblighi generali degli utenti, come il corretto utilizzo della piattaforma e il rispetto delle leggi applicabili. È essenziale che l’utente si impegna a non utilizzare la piattaforma per scopi illeciti o fraudolenti, né per violare i diritti di terze parti, come la proprietà intellettuale o i diritti di privacy. Inoltre, gli utenti devono essere informati dell’obbligo di fornire informazioni veritiere e aggiornate al momento della registrazione o dell’uso dei servizi.

Le restrizioni d’uso sono altrettanto fondamentali per garantire il corretto funzionamento della piattaforma. I termini e condizioni devono chiaramente vietare l’uso della piattaforma per attività che potrebbero danneggiare il sistema, come il caricamento di malware o tentativi di hacking. Altre restrizioni d’uso comuni includono il divieto di rivendere il servizio, l’utilizzo di bot automatizzati per accedere alla piattaforma, e la modifica o l’ingegneria inversa del software.

Inoltre, questa sezione dei termini e condizioni dovrebbe includere specifiche disposizioni sulla gestione dei contenuti. Ad esempio, molte piattaforme consentono agli utenti di caricare o condividere contenuti, e i termini e condizioni devono definire con precisione i limiti di ciò che è accettabile, come il divieto di pubblicare contenuti offensivi, diffamatori o che violino la proprietà intellettuale di altri.

La chiarezza in merito agli obblighi e alle restrizioni d’uso protegge la start-up da abusi della piattaforma e fornisce una base legale per sospendere o bloccare gli account degli utenti che violano i termini e condizioni. È anche essenziale includere una clausola che indichi le possibili conseguenze in caso di violazione, come la sospensione immediata dell’account o la risoluzione del contratto.

Limitazione di responsabilità nei termini e condizioni

Una delle clausole più essenziali all’interno dei termini e condizioni di una start-up è la limitazione di responsabilità. Questa clausola serve a limitare la responsabilità dell’azienda nei confronti degli utenti per eventuali danni o perdite derivanti dall’uso del servizio o della piattaforma.

La clausola di limitazione di responsabilità definisce chiaramente quali tipi di danni o perdite non saranno coperti dall’azienda. Ad esempio, molte start-up includono nei loro termini e condizioni una dichiarazione che esclude la responsabilità per danni indiretti, incidentali o consequenziali. Ciò significa che l’azienda non sarà responsabile per perdite economiche derivanti dall’interruzione del servizio o da errori tecnici che potrebbero verificarsi sulla piattaforma.

Un altro aspetto importante della clausola di limitazione di responsabilità è la protezione dell’azienda da eventuali reclami legati a contenuti generati dagli utenti o a servizi forniti da terze parti. Nei termini e condizioni, è fondamentale specificare che l’azienda non può essere ritenuta responsabile per contenuti pubblicati dagli utenti o per eventuali difetti nei servizi di fornitori terzi collegati alla piattaforma.

La limitazione di responsabilità deve inoltre includere disposizioni chiare riguardanti i limiti finanziari della responsabilità dell’azienda. Ad esempio, è comune che i termini e condizioni limitino l’importo massimo che l’azienda sarebbe disposta a risarcire in caso di una controversia, spesso limitato all’ammontare pagato dall’utente per l’uso del servizio.

Inoltre, i termini e condizioni devono chiarire che l’azienda non sarà responsabile per eventuali interruzioni del servizio dovute a fattori esterni, come attacchi informatici, manutenzioni tecniche, o eventi di forza maggiore. Tali clausole proteggono l’impresa da rischi che potrebbero causare gravi perdite economiche se non adeguatamente previsti.

Infine, è essenziale che la clausola di limitazione di responsabilità sia formulata in conformità con le normative vigenti, che possono variare a seconda della giurisdizione in cui opera la start-up. Un avvocato può garantire che i termini e condizioni siano conformi alle leggi applicabili, riducendo così il rischio di contenziosi o la redazione di clausole nulle.

Privacy policy e termini e condizioni

Un’altra sezione fondamentale da includere nei termini e condizioni è quella dedicata alla privacy policy. In un contesto in cui la protezione dei dati personali è regolata da normative sempre più stringenti, come il GDPR in Europa, è essenziale che le start-up adottino una politica chiara e conforme sulla gestione delle informazioni personali degli utenti. I termini e condizioni devono fare riferimento esplicito alla privacy policy, che rappresenta il documento centrale per garantire la conformità dell’azienda alle leggi sulla protezione dei dati.

La privacy policy deve specificare quali dati personali vengono raccolti, per quali finalità e come verranno trattati. Nei termini e condizioni, è importante indicare che l’utente, accettando l’utilizzo della piattaforma, accetta anche la raccolta e il trattamento dei suoi dati secondo quanto stabilito nella privacy policy. Questo permette di stabilire una base legale per il trattamento dei dati, riducendo il rischio di controversie legali in materia di protezione dei dati.

Inoltre, la privacy policy deve chiarire le modalità di conservazione e protezione dei dati. Per approfondimenti su tema, rinviamo al nostro specifico articolo.

Pagamento e rimborso nei termini e condizioni

Un’altra sezione che, di regola, deve essere inserita nei termini e condizioni di una start-up riguarda i termini di pagamento e le politiche di rimborso. Questa clausola ha lo scopo di regolare i rapporti economici tra l’azienda e i suoi clienti, stabilendo in maniera chiara quali siano le modalità di pagamento accettate, i tempi di esecuzione e le eventuali condizioni per richiedere un rimborso. Definire con precisione questi aspetti all’interno dei termini e condizioni non solo evita contenziosi, ma garantisce anche una trasparenza fondamentale nei rapporti commerciali, specialmente per le società che operano nel settore dell’e-commerce.

I termini di pagamento devono specificare in modo chiaro quali metodi di pagamento sono accettati dalla start-up, come carte di credito, bonifici bancari o piattaforme di pagamento online. Nei termini e condizioni, è essenziale indicare se i pagamenti devono essere effettuati in anticipo o se è prevista una dilazione, e quali sono i tempi di elaborazione per ciascun metodo. Inoltre, in caso di servizi in abbonamento, deve essere precisata la frequenza dei pagamenti e le modalità per disdire l’abbonamento.

Un altro aspetto da considerare è la fatturazione. Nei termini e condizioni, la start-up deve indicare chiaramente se e quando verranno emesse le fatture, specificando i dati necessari per la corretta fatturazione e il rispetto delle normative fiscali applicabili. In questo modo, si riducono i rischi di errori contabili o di reclami da parte dei clienti.

La clausola relativa ai rimborsi è altrettanto importante. I termini e condizioni devono specificare chiaramente le circostanze in cui un cliente può richiedere un rimborso, i tempi di elaborazione della richiesta e le eventuali condizioni che limitano o escludono la possibilità di ottenere il rimborso. Ad esempio, per molte start-up che operano nel settore dei servizi digitali, è prassi comune limitare i rimborsi una volta che il servizio è stato erogato o il prodotto scaricato.

Infine, i termini e condizioni devono includere una dichiarazione che spieghi come eventuali modifiche alle politiche di pagamento o rimborso verranno comunicate agli utenti, e come questi ultimi potranno accettare le modifiche proposte. Questo aspetto garantisce una maggiore trasparenza e consente all’azienda di modificare le sue politiche in futuro senza incorrere in contestazioni.

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Proprietà intellettuale e licenze d’uso nei termini e condizioni

Un aspetto fondamentale che deve essere regolato all’interno dei termini e condizioni è la proprietà intellettuale. Per una start-up, la protezione della propria proprietà intellettuale è essenziale per garantire che le proprie creazioni – siano esse software, design, marchi o contenuti – non vengano utilizzate senza autorizzazione o replicate da terze parti. I termini e condizioni devono quindi includere clausole che stabiliscano in modo chiaro i diritti d’autore e le licenze d’uso legate ai prodotti e ai servizi offerti dalla piattaforma.

Innanzitutto, è fondamentale specificare che tutto il materiale pubblicato sulla piattaforma, incluse immagini, testi, loghi, software e video, è di proprietà esclusiva della start-up o dei suoi licenziatari, ed è protetto dalle leggi sulla proprietà intellettuale.

Nei termini e condizioni, deve essere chiarito che l’uso di tali materiali da parte degli utenti è consentito solo nei limiti previsti dalle licenze concesse dall’azienda. Ad esempio, i termini possono prevedere una licenza limitata, non trasferibile e revocabile che consente agli utenti di utilizzare il contenuto solo per scopi personali e non commerciali.

Inoltre, se la start-up utilizza contenuti generati dagli utenti, come recensioni o contributi su forum, è essenziale includere una clausola che chiarisca i diritti dell’azienda su tali contenuti. I termini e condizioni devono stabilire che, nel momento in cui un utente carica o pubblica un contenuto sulla piattaforma, concede all’azienda una licenza mondiale, non esclusiva e senza royalty per utilizzare, modificare o distribuire il contenuto a scopi commerciali e di marketing.

In definitiva, la protezione della proprietà intellettuale è un elemento imprescindibile all’interno dei termini e condizioni di una start-up. Assicurarsi che tutte le creazioni aziendali siano protette e che l’uso da parte degli utenti sia regolato da licenze d’uso specifiche contribuisce a salvaguardare l’innovazione e a prevenire usi non autorizzati. Un avvocato specializzato può aiutare a redigere clausole efficaci e conformi alle leggi vigenti, garantendo così la protezione completa dei diritti d’autore e dei brevetti.

Risoluzione delle controversie e foro competente nei termini e condizioni

Una sezione fondamentale da includere nei termini e condizioni di una start-up riguarda la risoluzione delle controversie e la scelta del foro competente. Questa clausola stabilisce il metodo con cui eventuali dispute tra l’azienda e gli utenti verranno gestite, così come il luogo in cui eventuali controversie legali verranno discusse. Definire chiaramente queste condizioni all’interno dei termini e condizioni permette di prevenire lunghe e costose azioni legali, garantendo un processo di risoluzione rapido e conforme agli interessi dell’azienda. Trattasi peraltro di clausole attenzionate dal Legislatore e che richiedono una valutazione di conformità nella procedura di accettazione e sul rispetto della normativa a tutela dei consumatori.

La risoluzione delle controversie può essere gestita attraverso diverse modalità. Nei termini e condizioni, è possibile includere clausole che richiedano agli utenti di utilizzare metodi alternativi per la risoluzione delle dispute.

È inoltre importante che i termini e condizioni stabiliscano chiaramente quale sarà il foro competente in caso di azioni legali. Il foro competente definisce il tribunale o la giurisdizione in cui verrà discussa una causa legale tra l’azienda e un utente. Solitamente, è consigliabile per la start-up scegliere una giurisdizione vicina alla propria sede legale o in cui l’azienda ha il maggior numero di operazioni commerciali.

Un altro aspetto essenziale è la scelta della legge applicabile. Nei termini e condizioni, è possibile prevedere una clausola che stabilisca quale legge regolerà il contratto tra l’azienda e gli utenti. Molte start-up operano su scala internazionale, il che rende necessario specificare se il rapporto sarà regolato dalla legge del paese in cui ha sede l’azienda o da altre leggi internazionali applicabili.

Conclusioni. Termini e condizioni nell’assistenza legale per start-up

I termini e condizioni rappresentano, dunque, uno strumento fondamentale per qualsiasi start-up che desideri proteggere il proprio business e garantire trasparenza nei rapporti con gli utenti e i clienti. Redigere in modo accurato i termini e condizioni non solo tutela l’azienda da potenziali controversie legali, ma offre anche una base solida per costruire la fiducia dei clienti e operare in piena conformità alle normative vigenti.

Le start-up che operano nel settore digitale o che utilizzano piattaforme online devono assicurarsi che i loro termini e condizioni siano aggiornati e rispecchino l’evoluzione normativa, specialmente in relazione alla proprietà intellettuale, ai termini di pagamento e ai diritti degli utenti.

Rivolgersi a un professionista per la stesura dei termini e condizioni non è solo una questione di conformità legale, ma rappresenta un vero e proprio investimento nella sicurezza e nella crescita del proprio business.

Lo Studio Legale D’Agostino offre una consulenza specifica nell’elaborazione di termini e condizioni per le start-up, coprendo ogni aspetto legale lungo tutta la fase di sviluppo del progetto. Grazie a un’esperienza consolidata nel settore dell’innovazione, lo Studio è in grado di supportare le giovani imprese nella costruzione di una base legale solida che favorisca lo sviluppo e la protezione del business a lungo termine.

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